Il primo giorno di scuola, nella maggior parte dei casi, è stato dedicato agli impegni collegiali. Nella maggioranza delle scuole si sono svolti i Collegi dei Docenti, sia in presenza che online. Il primo settembre è coinciso anche con l’inizio dei corsi di recupero didattico, per quegli alunni che nonostante siano stati promossi alla classe successiva hanno dimostrato di possedere gravi carenze nelle diverse discipline. Non solo, ma sono iniziati anche i corsi di formazione online per i referenti Covid, così come annunciato in un altro nostro articolo.
In questo contesto, molte Regioni hanno fatto registrare le prime grane. In Veneto e nel Lazio per esempio l’inizio per la scuola dell’infanzia ha fatto registrare delle defezioni, tanto che i quotidiani locali parlano di falsa partenza, visto che i ‘nidi’ che hanno deciso di riaprire sono stati un su tre. La stessa cosa è successa nella Capitale, dove il caos regna sovrano. In questo caso i sindacati denunciano la mancanza delle indicazioni dei percorsi e persino le aule per le scolaresche.
Ma le grane per il Ministero dell’Istruzione arrivano dalla mancanza del personale. Oltre alla carestia dovuta alla mancanza del personale presente nelle graduatorie, il trend in salita arriva proprio dal personale in ruolo che – secondo l’allarme lanciato in queste settimane dai sindacati – cresce di giorno in giorno per via delle richieste di massa di esonero dalle attività in presenza in quanto rientranti nell’oramai famoso organico con ‘fragilità’.
Una situazione drammatica, come riporta in prima pagina il Corriere della Sera in un articolo comparso questa mattina che mette in luce tutte le criticità della scuola italiana ai tempi del Covid.
In Campania mancherebbero oltre 400 docenti di Lettere, in Puglia ne mancherebbero 250 di matematica e in Piemonte su 6000 cattedre solo il 24% avrebbe di fatto un titolare. Stesso problema alle scuole superiori: in Toscana solo 200 insegnanti hanno firmato un contratto a tempo indeterminato su una scopertura pari a 3700 posti liberi. Il problema reale, insomma, è rappresentato dallo svuotamento delle graduatorie.
E poi per finire, la grave situazione delle cattedre di sostegno. Anche in questo caso la ‘moria’ degli insegnanti specializzati è presente in tutto il territorio nazionale. Mancano ovunque, da nord a sud, gli inseganti con il titolo di specializzazione. Su questa grave situazione le parole della segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, sono abbastanza esaustive: “Delle 85 mila cattedre ne resteranno vuote almeno 50 mila”.
Fortunatamente (per il governo) sono pronti 753 mila supplenti a salire in cattedra e otturare i buchi. Il problema maggiore però è rappresentato dal fatto che i nuovi elenchi – a quanto sembra – oltre a non essere ancora pronti all’uso, presentano parecchi errori, rischiando di accrescere i contenziosi tra i candidati e l’Amministrazione e provocando nel frattempo un notevole rallentamento burocratico per l’ulteriore fase delle assegnazioni delle supplenze.