Il disegno di legge, noto anche come Legge Calderoli, rappresenta una svolta significativa per il federalismo fiscale in Italia, anche se suscita preoccupazioni in merito alla possibilità che le Regioni più ricche possano trarre maggiore vantaggio, aumentando il divario economico e sociale rispetto alle Regioni più svantaggiate.
I Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) sono standard minimi di servizio stabiliti per garantire i diritti fondamentali su tutto il territorio nazionale. Questi livelli, definiti nella Costituzione italiana, devono essere garantiti in settori cruciali come l’istruzione, la sanità, la protezione civile e i trasporti. L’obiettivo è quello di assicurare che tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza, possano godere degli stessi servizi essenziali.
In particolare, i LEP comprendono:
La nuova legge quadro prevede che i LEP vengano definiti prima di procedere con la redistribuzione delle competenze alle Regioni. Tuttavia, una delle principali criticità è che, se i LEP non fossero stabiliti entro un anno, le Regioni potrebbero comunque richiedere l’autonomia basandosi sulla spesa storica. Questo meccanismo rischia di favorire le Regioni più ricche, con una spesa storica più alta, penalizzando quelle meno sviluppate, dove i fondi disponibili sono inferiori.
Per monitorare e coordinare la definizione dei LEP, è stata istituita una Cabina di Regia, supportata dal Comitato per i LEP (Clep), presieduto dal giurista Sabino Cassese. Questo organo ha il compito di condurre un’analisi approfondita delle esigenze di ogni Regione, determinando costi e fabbisogni per ciascun settore. La Cabina di Regia, inoltre, dovrà preparare i decreti necessari per stabilire ufficialmente i LEP entro il termine di 24 mesi.
L’attività del Clep è cruciale per garantire che il passaggio a una maggiore autonomia non comprometta i diritti fondamentali dei cittadini italiani. Tuttavia, il processo è complesso e le tempistiche sono stringenti: il Governo dovrà emanare i decreti legislativi sui LEP entro 24 mesi, mentre Stato e Regioni avranno 5 mesi per raggiungere un’intesa sulle competenze da trasferire.
Uno dei maggiori timori legati all’autonomia differenziata è che possa accentuare le disparità economiche e sociali tra le Regioni italiane. Gli oppositori della legge temono che il finanziamento basato sulla spesa storica porti a una “secessione dei ricchi”, con le Regioni più sviluppate che ottengono maggiori fondi rispetto a quelle meno abbienti. Questa situazione potrebbe creare un circolo vizioso, dove le Regioni più ricche migliorano i propri servizi, mentre quelle con meno risorse restano indietro, aggravando il divario tra Nord e Sud.
Per evitare questo scenario, la definizione dei LEP sarà determinante. Solo stabilendo standard uniformi per i servizi essenziali sarà possibile garantire un trattamento equo in tutta Italia. Tuttavia, la procedura per la determinazione dei LEP è ancora in fase di definizione, e la scadenza del 2026 per completare il quadro normativo potrebbe slittare ulteriormente.
La sentenza della Consulta sull’Autonomia differenziata non ferma il lavoro del Comitato per i Lep che andrà avanti fino alla fine di quest’anno. “E’ stato istituto con un decreto del presidente del Consiglio – precisa Sabino Cassese, presidente del comitato – e cesserà alla data in cui prevede il decreto, ossia il 31 dicembre 2024”.