lunedì, Settembre 16, 2024
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Assunzioni, ultime sentenze contro l’algoritmo ministeriale: rinunciatari a loro insaputa

Era solo questione di tempo prima che l’algoritmo ministeriale predisposto dal MiM per le assunzioni venisse bocciato anche dalle Corti d’Appello. Dopo le numerose sentenze dei Giudici di primo gradosentenze dei Giudici di primo grado, ora anche la Corte d’Appello di Milano con la sentenza n. 320/2024 e la Corte d’Appello di Bologna con la sentenza n. 376/2024 hanno detto la loro.

L’algoritmo ministeriale reputa i docenti rinunciatari, tutti quelli che non ottengono la sede richiesta

Incredibile ma vero: secondo il Ministero, si è rinunciatari non solo se si rifiuta una sede assegnata, ma anche se semplicemente non si ottiene la sede richiesta. Un’equazione che sa tanto di paradosso kafkiano. Chi è considerato rinunciatario si vede preclusa la possibilità di ottenere contratti da GAE o GPS per quella classe di concorso, anche se nuove disponibilità dovessero emergere in futuro.

Il paradosso nell’interpretazione della normativa: “Trattati dalla Procedura”

Secondo una giurisprudenza più saggia, se un docente riceve una proposta per una sede non indicata nelle preferenze, la sua rinuncia comporta l’esclusione solo per quelle sedi non preferite, non per quelle richieste. Una distinzione sottile ma fondamentale.

Il Ministero, con una logica tutta sua, considera trattati dalla procedura tutti i docenti, anche quelli che non hanno ricevuto alcuna supplenza. La Corte d’Appello, più sensatamente, ritiene invece che la definizione si applichi solo a chi ha effettivamente ricevuto un incarico.

Le ultime sentenze dei Giudici

I Giudici, con una chiarezza che rincuora, hanno stabilito che, quando si liberano nuovi posti nella stessa classe di concorso, il Ministero deve rifare la convocazione, ripartendo dalla graduatoria. Il posto deve andare al docente con il punteggio più alto che ha espresso preferenza per quella classe di concorso. Semplice e giusto.

Una docente, con la tenace assistenza dell’avvocato Maria Rosaria Altieri, ha visto riconosciuto il proprio diritto al punteggio e alle differenze retributive tra gli stipendi dovuti e quelli percepiti per le supplenze brevi. Un piccolo, grande trionfo di giustizia.

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