A partire dal 2025, gli anticipi pensionistici per il personale della scuola potrebbero subire nuovi cambiamenti. Secondo il Quotidiano Nazionale, è probabile che la flessibilità in uscita sarà concessa con 41 anni di lavoro e contributi, indipendentemente dall’età.
Le novità sugli anticipi pensionistici per il personale della scuola a prtire dal 2025
Questa novità, che dovrebbe essere inclusa in un pacchetto firmato dalla Lega, sarà esaminata nella prossima legge di Bilancio. La nuova misura segnerebbe la fine di quota 103, che, secondo Orizzonte Scuola, ha contribuito a contenere la spesa pensionistica nel 2023.
Tuttavia, il sindacato Anief sostiene che queste misure non rispondono adeguatamente alle esigenze di equità e giustizia per i lavoratori, in particolare per coloro che operano in contesti difficoltosi e soggetti a elevati livelli di stress.
Anief propone l’equiparazione dei docenti e ATA al sistema delle Forze Armate
Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, afferma: “Chi lavora nella scuola è esposto ad un alto rischio di burnout, ma questo non viene riconosciuto, così come non viene riconosciuto il rischio biologico legato al contatto diretto con gli alunni. Introdurre quote di accumulo previdenziale così elevate, come i 41 anni di cui si parla, non è la soluzione al problema. È fondamentale che la Commissione Lavori Gravosi esamini le specifiche situazioni dei singoli comparti di lavoro, considerando i danni fisici e psicologici derivanti dallo stress lavorativo.
Per i docenti e il personale ATA, la risposta migliore sarebbe consentire loro di riscattare gratuitamente i periodi di studio universitario e di essere equiparati ai lavoratori delle forze armate, permettendo così il pensionamento attorno ai 62 anni senza riduzioni sull’assegno di quiescenza”.