La riforma ridefinisce i criteri di valutazione della disabilità, allineandoli agli standard internazionali dell’OMS. Il processo prevede due livelli principali di valutazione:
Con il nuovo sistema, l’Inps assume il ruolo di titolare unico del processo di riconoscimento dell’invalidità, attraverso Commissioni unificate composte da medici e professionisti delle aree psicologiche e sociali. La centralizzazione dell’iter ha l’obiettivo di garantire uniformità territoriale e snellire le tempistiche di gestione delle pratiche.
Tra le principali innovazioni amministrative previste dalla riforma si segnalano:
Una delle novità principali riguarda il progetto di vita personalizzato, un piano elaborato dalle Unità di Valutazione Multidimensionale su richiesta del cittadino. Questo strumento considera le esigenze individuali e prevede interventi mirati in ambiti come inclusione lavorativa, accesso ai servizi socio-assistenziali e contrasto all’esclusione sociale. La riforma introduce anche un linguaggio più rispettoso e inclusivo: termini come “portatore di handicap” o “diversamente abile” verranno sostituiti da “persona con disabilità”. Espressioni come “disabile grave” lasceranno spazio a “persona con necessità di sostegno intensivo”, promuovendo un approccio più equo e attento alla dignità delle persone coinvolte.
L’entrata in vigore di questa riforma segna un cambio di passo significativo nel modo di valutare e supportare le persone con disabilità in Italia, con l’obiettivo di combinare la diagnosi medica con una visione più ampia e sociale del funzionamento individuale.