A partire da gennaio 2025, entrerà in vigore la nuova procedura per l’accertamento d’invalidità civile ai fini dell’ottenimento della pensione. La misura, introdotta dal Decreto Legislativo n. 62/2024, mira a semplificare e centralizzare il processo, con l’Inps che diventa il perno della riforma. L’obiettivo è ridurre tempi e costi per i cittadini, eliminando passaggi burocratici superflui.
Nuova provedura dal 2026 per l’accertamento d’invalidità civile: dal 2025 la sperimentazione in 9 province italiane
La nuova procedura partirà con una fase sperimentale in 9 province italiane: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Fino al 31 dicembre 2024, i cittadini di queste province potranno utilizzare la vecchia procedura. Dal 1° gennaio 2025, però, il nuovo iter diventerà obbligatorio. Se la sperimentazione darà esiti positivi, la riforma verrà estesa su tutto il territorio nazionale dal 1° gennaio 2026. Il principale cambiamento è l’eliminazione dell’intermediazione dei patronati: la domanda di riconoscimento dell’invalidità verrà avviata direttamente con un certificato medico introduttivo, trasmesso in via telematica dal medico certificatore all’Inps. Questa innovazione semplifica i passaggi, riduce i costi per i richiedenti e limita il rischio di errori amministrativi.
Nuovi criteri di valutazione per l’accertamento d’invalidità civile
La riforma ridefinisce i criteri di valutazione della disabilità, allineandoli agli standard internazionali dell’OMS. Il processo prevede due livelli principali di valutazione:
- Valutazione di base: garantisce il riconoscimento dell’invalidità civile e delle prestazioni economiche correlate.
- Valutazione multidimensionale: esamina gli aspetti bio-psico-sociali per elaborare un progetto di vita personalizzato, finalizzato a migliorare l’inclusione sociale, scolastica e lavorativa della persona con disabilità.
L’Inps come unico referente
Con il nuovo sistema, l’Inps assume il ruolo di titolare unico del processo di riconoscimento dell’invalidità, attraverso Commissioni unificate composte da medici e professionisti delle aree psicologiche e sociali. La centralizzazione dell’iter ha l’obiettivo di garantire uniformità territoriale e snellire le tempistiche di gestione delle pratiche.
Tra le principali innovazioni amministrative previste dalla riforma si segnalano:
- Digitalizzazione del Fascicolo sanitario elettronico, che integrerà certificati medici e verbali, consentendo un accesso semplificato alla documentazione.
- Abolizione delle visite di revisione, sostituite da valutazioni telematiche basate sulla documentazione sanitaria disponibile.
- Semplificazione dei termini di decorrenza per l’erogazione delle prestazioni economiche.
Un approccio centrato sull’inclusione
Una delle novità principali riguarda il progetto di vita personalizzato, un piano elaborato dalle Unità di Valutazione Multidimensionale su richiesta del cittadino. Questo strumento considera le esigenze individuali e prevede interventi mirati in ambiti come inclusione lavorativa, accesso ai servizi socio-assistenziali e contrasto all’esclusione sociale. La riforma introduce anche un linguaggio più rispettoso e inclusivo: termini come “portatore di handicap” o “diversamente abile” verranno sostituiti da “persona con disabilità”. Espressioni come “disabile grave” lasceranno spazio a “persona con necessità di sostegno intensivo”, promuovendo un approccio più equo e attento alla dignità delle persone coinvolte.
L’entrata in vigore di questa riforma segna un cambio di passo significativo nel modo di valutare e supportare le persone con disabilità in Italia, con l’obiettivo di combinare la diagnosi medica con una visione più ampia e sociale del funzionamento individuale.
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