La reiterazione dei contratti a termine, consentita per legge solo per un massimo di 36 mesi consecutivi, è durata ben otto anni. Questo abuso ha spinto l’insegnante a ricorrere al tribunale, che ha riconosciuto l’illegittimità della precarizzazione e la violazione dei diritti del lavoratore.
Sebbene i primi nove anni della carriera del docente fossero stati caratterizzati da trasferimenti tra scuole diverse, negli ultimi otto l’insegnante ha lavorato stabilmente nello stesso istituto scolastico. Questo elemento è stato cruciale per il giudice: la legge prevede infatti che, in caso di continuità lavorativa nello stesso istituto, il docente debba essere stabilizzato e non sottoposto a continui contratti a termine.
Il tribunale di Rimini ha così ritenuto ingiustificabile la reiterazione dei contratti annuali per un periodo così prolungato, sottolineando che la pratica violava i principi giuridici che regolano il lavoro scolastico a tempo determinato.
La decisione ha confermato che il docente ha subito una “illegittima precarizzazione” del rapporto di lavoro, riconoscendo non solo il risarcimento economico ma anche la responsabilità del Ministero nel mantenere una pratica contraria alla normativa. Questa sentenza, definita storica, potrebbe rappresentare un importante punto di riferimento per altri precari scolastici che vivono situazioni analoghe.
Il risarcimento di 27mila euro, equivalente a dodici mensilità dell’ultimo stipendio del docente, e il pagamento delle spese legali da parte del Ministero, sottolineano la gravità dell’abuso. Per molti, questo caso rappresenta una speranza concreta di ottenere giustizia e di mettere fine a una prassi che penalizza la sicurezza lavorativa di migliaia di insegnanti in Italia.