giovedì, 9 Gennaio 2025
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Abuso di contratti a termine: maxi risarcimento a docente precaria da oltre 20 anni

Un altro caso di abuso di contratti a termine ad una docente di religione, rimasta precaria per oltre vent'anni. Maxi risarcimento del Tribunale di Perugia

Abuso di contratti a termineCapita ancora una volta ad una docente di religione, rimasta precaria per oltre vent’anni, e che ha ottenuto un altro maxi risarcimento pari a 41.114,72 euro dal Tribunale del Lavoro di Perugia (sentenza n. 506/2024). La vicenda, promossa attraverso un’azione collettiva da Anief, ha messo in luce la reiterazione illegittima di contratti a termine dal 1999 al 2021.

Alla base del riconoscimento dei Giudici sull’abuso di contratti a termine la mancanza di concorsi da oltre 20 anni

La docente ha contestato che tale pratica violava sia l’art. 36 del d.lgs. 165/2001 sia la Direttiva Europea 1999/70/CE, che impone agli Stati membri di prevenire abusi nell’uso di contratti a termine successivi. Inoltre, ha evidenziato che l’ultimo concorso per il reclutamento di insegnanti di religione risaliva al 2004, lasciandola senza possibilità di stabilizzazione per quasi due decenni. I giudici hanno riscontrato che l’abuso contrattuale era aggravato dall’omissione ministeriale di bandire concorsi triennali come previsto dalla legge n. 186/2003, un obbligo sistematicamente disatteso fino al 2024.

Decreto Legge 131/2024: nuove regole per il risarcimento

La sentenza si inserisce nel contesto delle modifiche introdotte dal Decreto Legge 131/2024, che ha aggiornato il sistema di risarcimento per abusi nei contratti a termine nel settore pubblico. Il nuovo art. 36, comma 5, del d.lgs. 165/2001 prevede che:

Nel caso in questione, il risarcimento è stato fissato a 16 mensilità, tenendo conto dei ventidue anni di servizio della docente e della gravità delle violazioni. Questa cifra rappresenta un avanzamento rispetto al precedente limite massimo di 12 mensilità, rendendo la misura più incisiva per scoraggiare abusi.

Fattori considerati nel calcolo del risarcimento

Il giudice ha basato la sua decisione su diversi criteri fondamentali:

  1. Durata del rapporto di lavoro: la continuità dei contratti per oltre due decenni è stata un elemento aggravante.
  2. Numero di contratti stipulati: la reiterazione senza giustificazioni ha evidenziato un uso abusivo e sistematico dei contratti a termine.
  3. Gravità dell’abuso: l’assenza di concorsi per vent’anni ha impedito l’accesso alla stabilizzazione, contravvenendo alle norme italiane ed europee.
  4. Carattere sanzionatorio: la misura risarcitoria è stata concepita anche per scoraggiare violazioni future, allineandosi con le direttive europee.

L’importo finale di 41.114,72 euro è stato determinato considerando sia il danno subito dalla docente sia l’intento di prevenire abusi simili in futuro.

Quali sono le implicazioni per il sistema scolastico del nostro Paese?

La sentenza rappresenta un precedente importante per i lavoratori precari, soprattutto nel settore scolastico. Il caso evidenzia il problema strutturale della gestione dei contratti a termine e la necessità di politiche di reclutamento più trasparenti e regolari. Con il Decreto Legge 131/2024, il legislatore intende adeguare il sistema italiano alle direttive europee, garantendo indennizzi proporzionati e dissuasivi. Tuttavia, la mancata applicazione tempestiva delle norme rischia di alimentare ulteriori contenziosi, evidenziando l’urgenza di riforme più incisive nel settore pubblico.

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