La Commissione ha inoltre lasciato aperta la possibilità di ulteriori azioni, nel caso in cui non vengano implementate misure per compensare i lavoratori precari e per sanzionare l’abuso dei contratti a termine anche in altri settori del pubblico impiego.
L’abuso dei contratti a termine ha portato a una crescente precarietà nel settore scolastico italiano. Negli ultimi 10 anni, il numero di docenti precari è cresciuto in maniera esponenziale. Dai 100.000 docenti a tempo determinato dell’anno scolastico 2015-2016, il numero è più che raddoppiato, raggiungendo i 235.000 nel 2022-2023. Particolarmente grave è la situazione nel settore del sostegno, dove il numero di insegnanti precari è aumentato di 92.000 unità (+250%).
Anche i posti comuni hanno registrato un incremento di 42.000 precari (+66%) nello stesso periodo.
Il precariato nel settore scolastico italiano presenta significative disparità territoriali. La percentuale di docenti precari è del 25% a livello nazionale, ma in alcune aree, come la Lombardia, la quota supera il 40%. Al contrario, al Sud, città come Napoli registrano percentuali più basse (20%), mentre in altre province, come Agrigento, la percentuale è solo del 10%.
Anche il personale ATA soffre di precarietà: nel 2022-2023, i supplenti ATA con contratti annuali o fino al 30 giugno erano 50.421, rappresentando il 21,6% del totale. Questo dato segna un raddoppio rispetto al 10,7% del 2016-2017, confermando una tendenza preoccupante verso la precarizzazione del lavoro nel settore pubblico.
La decisione della Commissione Europea di denunciare l’Italia riflette la necessità di attuare riforme significative per garantire condizioni di lavoro stabili e giuste per il personale scolastico. La situazione attuale non solo compromette la stabilità lavorativa di migliaia di docenti e ATA, ma influisce anche sulla qualità dell’istruzione offerta agli studenti italiani.