Queste pronunce rappresentano una vera e propria svolta per i docenti precari, spesso relegati a contratti a termine nonostante anni di esperienza sul campo. Il riconoscimento della professionalità acquisita tramite il servizio scolastico non solo valorizza il lavoro svolto, ma offre nuove opportunità per la stabilizzazione e il miglioramento delle condizioni lavorative. Inoltre, queste decisioni possono contribuire a ridurre il divario tra normativa nazionale e direttive europee, evitando future procedure d’infrazione.
Il riconoscimento del valore abilitante della laurea combinata a tre anni di servizio potrebbe spingere il sistema educativo italiano verso una maggiore equità. Attualmente, l’accesso alle fasce più alte delle graduatorie e ai ruoli di ruolo è spesso limitato da rigidi requisiti burocratici, che non sempre tengono conto dell’esperienza pratica. Le sentenze di Napoli e Bologna dimostrano che un approccio diverso è possibile, in linea con i principi di equità e meritocrazia promossi dall’UE.
Questa evoluzione normativa potrebbe avere un impatto significativo non solo sui singoli docenti, ma sull’intero sistema educativo italiano, promuovendo un modello di reclutamento basato sulla valorizzazione dell’esperienza e delle competenze acquisite sul campo.