Un annuncio perentorio del ministro Marco Bussetti pone l’accento sull’inutilità dei corsi abilitanti. Il suo diktat vuole rappresentare una difesa d’ufficio nei confronti dei tanti precari che per anni hanno sprecato soldi per abilitarsi, senza per questo ottenere nulla. Adesso si cambia: “Chi non lo vince ma non lo supera resta abilitato”.
Basta corsi abilitanti, solo un ‘salasso’ per i precari
“Basta i corsi abilitanti e i corsi-concorsi che non portano a nulla”. Questo, in breve, è quello che ha dichiarato, a margine del suo intervento presso il Congresso Confsal, il primo inquilino del dicastero di Viale Trastevere. Secondo lo stesso, infatti, i concorsi pubblici rappresenterebbero l’unica strada da percorrere per la selezione di quel personale ritenuto valido e adeguato a far parte dei ruoli dello Stato.
I concorsi pubblici – secondo Bussetti – diventerebbero l’unico deterrente affinché si dia spazio ai giovani docenti, pronti sin da subito ad insegnare. Ad avvalorare questa tesi viene incontro l’idea dello stesso esponente leghista, imperniata sin da sempre su una diversa tempistica circa la formazione iniziale dei futuri docenti. Con il percorso FIT – afferma il ministro – si sarebbe perso parecchio tempo (tre anni) prima che un insegnante precario diventasse effettivamente di ruolo. Oggi, con la nuova procedura, invece, un insegnante dopo un anno potrà occupare la cattedra nei ruoli dello Stato.
L’idea di Bussetti va incontro alle esigenze contingenti che la scuola vivrà tra pochi mesi; in particolare, quando dal prossimo anno scolastico, le scuole d’Italia si troveranno nuovamente a risolvere il problema delle tante supplenze, soprattutto nelle località del nord Italia.
Nuovi concorsi pubblici: l’abilitazione è assicurata
Le parole del ministro Bussetti hanno anche chiarito una particolare circostanza che ha creato ansia e preoccupazione, in queste ultime settimane, tra chi aspira ad intraprendere prossimamente la professione di insegnante.
Le sue precisazioni hanno riguardato appunto la fase successiva alla partecipazione ai prossimi concorsi. Secondo Bussetti, infatti, i docenti che parteciperanno ai prossimi pubblici concorsi e che non li supereranno o si collocheranno in posizioni inferiori rispetto alle disponibilità dei posti messi a concorso, acquisiranno ugualmente l’abilitazione all’insegnamento. Una rassicurazione, quest’ultima, attesa ed auspicata da tutti, specie da chi in queste settimane ha criticato ampiamente le scelte contenute nella Legge di Bilancio con l’annullamento del concorso riservato ai docenti precari non abilitati con oltre 36 mesi di servizio.
Cinque anni di permanenza nella sede in cui si è vinto il concorso e corsi di specializzazione solo per i futuri insegnanti di sostegno
A tal proposito, le parole inequivocabili di Bussetti sono state le seguenti: “Chi non lo vince ma non lo supera resta abilitato”. L’unica novità riguarderà invece il tempo in cui il candidato dovrà permanere nella Regione in cui si è aggiudicato il concorso: secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro, questo sarà fissato in cinque anni.
A quanto pare gli unici corsi abilitanti o di specializzazione – afferma Bussetti – saranno quelli per diventare insegnante di sostegno. Su questo argomento precisa: “sono previsti tre bandi nei prossimi tre anni, per complessivi 40 mila posti da mettere a bando, di cui 16 mila nel 2019”.
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