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Bonus al merito, la denuncia USB Ragusa: “Vogliamo i nomi dei meritevoli”

Il Coordinamento USB-Scuola di Ragusa denuncia la mancata pubblicazione dell’elenco dei docenti a cui i Dirigenti Scolastici hanno concesso il Bonus al Merito

Il Coordinamento USB-Scuola di Ragusa denuncia la mancata pubblicazione dell’elenco dei docenti a cui i Dirigenti Scolastici hanno concesso il Bonus al Merito nell’a.s. 2017/2018. La loro denuncia viene palesata attraverso una nota del Coordinamento USB-Scuola di Ragusa, a firma del coordinatore, arch. prof. Salvo Giliberto e del Segretario Provinciale Confederale Federazione USB Ragusa, Roberto Distefano.

Si tratta di una chiara volontà di manifestare contro la prassi, oramai consolidata, da parte dei Dirigenti Scolastici di non pubblicare l’elenco dei nominativi dei docenti beneficiari del Bonus al Merito.

La denuncia contro la mancata pubblicazione dei nominativi dei beneficiari del Bonus di Merito: la nota USB Ragusa.

La scrivente Segreteria confederale Provinciale USB di Ragusa (Unione sindacale di Base) – Settore Scuola deve stigmatizzare, ancora una volta, il comportamento omissivo e per nulla trasparente di molti Dirigenti Scolastici che continuano a negare la pubblicazione (perfino nelle aree riservate ai soli docenti) dei dati relativi alla distribuzione del Bonus per Merito previsto dalla legge n. 107/2015 per l’anno scolastico 2017-2018.

Con la scusante del rispetto della privacy alcuni Dirigenti scolastici infatti si stanno rifiutando nelle varie scuole della Provincia di Ragusa di mettere a conoscenza dei Docenti i destinatari e gli importi degli incarichi che sono stati oggetto di valutazione positiva e, quindi, di retribuzione ; nonostante esistono delle norme che prevedono l’obbligo di comunicazione e diffusione dei dati relativi al “premio” da parte dei Dirigenti Scolastici (non ultimo il Decreto Legislativo n. 33/2013, modificato a sostegno, dalla pubblicazione dalla riforma Madia e il Parere della Presidenza del Consiglio del 19 ottobre ’17)

Nel decreto n. 33/2013, all’art.20, è chiaramente esplicitato che:

  • Le pubbliche amministrazioni pubblicano i dati relativi all’ammontare complessivo dei premi
  • collegati alla performance stanziati e l’ammontare dei premi effettivamente distribuiti.
  • Le pubbliche amministrazioni pubblicano i criteri definiti nei sistemi di misurazione e valutazione della performance per l’assegnazione del trattamento accessorio e i dati relativi alla sua distribuzione, al fine di dare conto del livello di selettività utilizzato nella distribuzione dei premi e degli incentivi.
  • Nella voce “compensi” va ricompreso anche il bonus per la valorizzazione del merito dei Docenti, che è qualificato dal comma 128 dell’art. 1 della legge 107 come “retribuzione accessoria”.
  • Nel parere della Presidenza del Consiglio dei Ministri succitato si riconosce il diritto di ogni docente di accedere all’intera documentazione relativa all’assegnazione del “bonus” ovvero il “premio di merito”.

Quindi, vanno pubblicati i compensi – con destinatari e importi – degli incarichi che sono stati oggetto di valutazione e, quindi, di retribuzione accessoria.

Al di là delle querelle giuridiche, non si comprende perché’ un Dirigente Scolastico tema il rispetto di un elementare principio di trasparenza (e di normale buon senso) concernente la gestione e l’utilizzo di denaro pubblico?

Forse puo’ temere ancora una qualche forma di ribellione di fronte ad un istituto che strutturalmente tende a scatenare la competizione individuale tra i docenti e a distruggere quel poco di collegialità e di spirito comunitario che sono rimasti nella scuola pubblica?

Così facendo non può presupporre di entrare in contraddizione con lo spirito della medesima l. 107 (la fatidica Buona scuola), che stando a chi lo ha escogitato, avrebbe dovuto puntare a migliorare la qualità della scuola mediante la competizione individuale, per cui un docente non premiato – o premiato meno di altri- dovrebbe tendere a raggiungere e superare i “bravi” e i “super bravi” .

Ma come si fa a raggiungere e scavalcare i bravi e i super bravi se non si sa neanche chi sono e quanto sono stati premiati?!

I capi di istituto (come sostengono anche altri sindacati minori) – invece di indicare con la massima trasparenza e pubblicità a tutta la categoria questi insegnanti “modello” da cui tutti/e dovrebbero prendere esempio, nonché le motivazioni e le doti che li rendono così “esemplari” – hanno nella quasi totalità dei casi occultato motivazioni, cifre assegnate, criteri usati e lista dei premiati.

Confermando, con questo atteggiamento, che il “bonus” è una delle peggiori norme della 107, perché serve soltanto a creare una “corte” di fedelissimi/e del preside, un “cerchio magico collaborazionista” disposto a sostenere ogni arbitrio e ogni nefandezza aziendalistica, punendo e discriminando coloro che non accettano le brutture della legge e il progressivo immiserimento materiale e culturale della scuola-azienda.

Tale distruttivo meccanismo fomenta una pseudo-competizione stracciona, catastrofica per la qualità delle scuole, della didattica e dei rapporti tra docenti e tra questi e gli studenti, visto che a scuola è possibile sviluppare processi educativi positivi solo se si affermano, e si praticano, condivisione del lavoro e cooperazione e non lotta al coltello tra insegnanti, in nome peraltro (salvo per alcuni/e super-premiati) di pochi spiccioli.

In ultimo, ma non meno importante, non si può non intendere che in tal modo si stia ledendo il principio sacrosanto della costatazione di come viene distribuito il denaro pubblico e che con tale metodologia omissiva e lacunosa la scuola pubblica possa venire annoverata come foriera di gestioni – da definire – a dir poco incoerenti a dispetto dei messaggi di “legalità” “proferiti a mena dito, anomali rispetto ad altre pubbliche amministrazioni , artificiose nella interpretazione delle norme a piacimento.

Sorge spontaneo un dubbio, ma se questo modus operandi delle scuole pubbliche in provincia si applicasse in tutte le pubbliche amministrazioni, cosa accadrebbe?

Bisogna esigere dai presidi, come sostiene anche il Prof. Bernocchi dei Cobas, la documentazione relativa al sedicente “merito”, per dimostrare, dati alla mano, quanto sia ignobile questo meccanismo, che, conseguentemente, deve essere abolito ed interdetto al più presto da tutte le scuole d’Italia.

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