Diventare insegnanti di sostegno in Italia richiede un lungo e impegnativo iter formativo. Chi desidera lavorare con alunni con disabilità deve frequentare il Tirocinio Formativo Attivo (TFA), un corso universitario abilitante che prevede prove selettive e un percorso didattico rigoroso. Tuttavia, il fenomeno della compravendita di titoli falsi sta minando l’integrità del sistema, permettendo a chi ha risorse economiche di ottenere illegalmente certificazioni e scalare le graduatorie.
Un sistema che favorisce chi può permetterselo
Dal 2017 il mercato della formazione degli insegnanti è cresciuto esponenzialmente, portando con sé un inquietante sviluppo parallelo: quello della falsificazione dei titoli. Per accedere ai concorsi scolastici sono necessari 24 Crediti Formativi Universitari (CFU) in discipline come pedagogia, psicologia e metodologie didattiche.
Ogni CFU equivale a 25 ore di studio, per un totale di 600 ore di formazione distribuite in 15 settimane. Tuttavia, la possibilità di acquistare certificazioni a pagamento crea una disparità tra chi può permettersi di investire denaro in corsi e chi invece deve contare solo sul proprio impegno e sulle proprie capacità. Il risultato? Un sistema che penalizza il merito e avvantaggia chi ha maggiori risorse economiche.
La compravendita dei titoli falsi
L’iter ufficiale per diventare insegnante di sostegno prevede tre fasi: una prova preselettiva, un esame scritto e un colloquio orale. Tuttavia, esistono realtà che forniscono certificazioni false, permettendo a chi non supera le selezioni di ottenere comunque i titoli necessari.
Le organizzazioni che gestiscono questo mercato nero operano tramite esami pilotati o, in alcuni casi, senza alcuna prova effettiva. Il problema diventa ancora più grave quando si tratta di sostegno: gli studenti con disabilità rischiano di essere seguiti da docenti privi delle competenze adeguate, compromettendo la qualità dell’istruzione.
Le testimonianze di chi cade nella trappola
Molti aspiranti insegnanti, spinti dalla disperazione, finiscono nelle mani di agenzie che offrono titoli apparentemente validi. “Non avevo superato la preselettiva del TFA e cercando alternative ho trovato diverse agenzie che proponevano percorsi esteri”, racconta un testimone. “Utilizzano loghi ministeriali per sembrare affidabili e promettono un riconoscimento del titolo, ma in realtà continuano a chiedere soldi per procedure inesistenti. Alla fine, ci si trova con un certificato inutile e senza garanzie.”
L’inchiesta “La Cattiva Scuola” ha portato alla luce queste pratiche, evidenziando una realtà preoccupante: la mancanza di controlli efficaci e la proliferazione di sistemi paralleli che premiano chi paga, a discapito della qualità dell’insegnamento e della giustizia sociale.
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