giovedì, 6 Marzo 2025
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Violenza di genere negli Atenei: i dati della prima indagine CRUI e le misure per il contrasto

Indagine CRUI su violenze e molestie negli Atenei: 243 segnalazioni nel 2024. Focus su sportelli antiviolenza, sanzioni e piani per il Sud Italia.

Per la prima volta, un’indagine condotta dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) ha fornito dati concreti sulla diffusione di abusi, molestie e violenze di genere negli Atenei italiani. Tra marzo e novembre 2024 sono state raccolte 243 segnalazioni, un numero significativo che evidenzia la necessità di affrontare il fenomeno con strumenti più efficaci e azioni concrete. Il rapporto della CRUI segna un punto di svolta nel dibattito sulla sicurezza negli ambienti universitari, mettendo in luce sia le criticità del sistema che i passi avanti compiuti dalle istituzioni accademiche per tutelare le vittime. Secondo la presidente della CRUI, Giovanna Iannantuoni, il primo obiettivo è sensibilizzare sul problema e rafforzare le misure disciplinari, affinché chi commette abusi sia sanzionato in modo più severo. Parallelamente, si punta a promuovere una cultura del rispetto già a partire dalle scuole, per prevenire il radicamento di dinamiche tossiche prima dell’ingresso nel mondo universitario.

Sportelli antiviolenza: un servizio ancora troppo limitato

Dallo studio emerge che, sebbene molte università stiano cercando di attrezzarsi con sportelli di ascolto e servizi di supporto per le vittime di molestie e discriminazioni, la loro diffusione è ancora insufficiente.

Attualmente, solo 18 atenei dispongono di sportelli antiviolenza strutturati, mentre 3 università su 4 ne sono ancora sprovviste. La creazione di questi servizi, spiega Iannantuoni, richiede investimenti significativi e l’integrazione con reti di supporto esterne, per garantire la massima trasparenza ed evitare possibili conflitti di interesse all’interno delle stesse istituzioni accademiche. L’obiettivo è potenziare queste strutture affinché diventino punti di riferimento accessibili a tutti gli studenti e il personale universitario.

Le università con più segnalazioni e le azioni disciplinari adottate

L’indagine ha rivelato che in nove università sono stati segnalati più di dieci casi di abusi e molestie. In alcuni di questi Atenei, gli episodi sono diventati casi di cronaca nazionale, portando all’allontanamento o alla sospensione dei docenti coinvolti.

Dei 243 casi totali, 103 riguardano molestie sessuali, fisiche o cybermolestie, confermando l’urgenza di una risposta chiara e uniforme a livello nazionale. La CRUI sottolinea che ogni singolo episodio rappresenta una violazione grave che non può essere tollerata. Se da un lato le università stanno dimostrando una maggiore consapevolezza del problema, dall’altro il numero di casi denunciati resta ancora elevato, segno che il percorso per una reale tutela delle vittime è ancora lungo.

Mobbing e pressione psicologica: un problema invisibile ma diffuso

Oltre agli episodi di violenza fisica e sessuale, l’indagine evidenzia un’ampia diffusione di molestie psicologiche, mobbing e stalking. Circa il 38% delle segnalazioni riguarda pressioni psicologiche esercitate nei confronti di studenti o personale accademico, spesso in contesti di forte squilibrio di potere.

L’ambiente universitario, con le sue dinamiche gerarchiche, può infatti favorire forme di sudditanza psicologica che, se non adeguatamente monitorate e sanzionate, possono tradursi in situazioni di abuso di potere. Contrastare queste dinamiche richiede strumenti normativi più efficaci e un rafforzamento dei meccanismi di segnalazione e protezione delle vittime.

Poche segnalazioni dal Sud: il rischio di una sottostima del fenomeno

Un aspetto preoccupante emerso dall’indagine è la scarsa presenza di segnalazioni negli atenei del Sud Italia. Questo dato, secondo gli esperti, potrebbe indicare non tanto una minore incidenza del fenomeno, quanto piuttosto una maggiore reticenza a denunciare, spesso per paura di ripercussioni o per mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni.

Per affrontare questa criticità, la CRUI ha affidato alla rettrice dell’Università di Messina il compito di coordinare un piano d’azione specifico per il Mezzogiorno. L’obiettivo è sensibilizzare studenti e personale accademico, superare barriere culturali e incentivare le segnalazioni, garantendo maggiore protezione a chi denuncia.

Sanzioni più severe: il modello Pavia e il ruolo dei rettori

Negli ultimi anni, i rettori delle università italiane hanno chiesto strumenti più incisivi per contrastare gli abusi all’interno degli Atenei. Un esempio concreto di questa richiesta è il recente licenziamento di un primario dell’Università di Pavia, accusato di molestie.

Secondo Iannantuoni, questo caso rappresenta un modello da seguire: servono sanzioni più rapide e severe, affinché le università possano intervenire con maggiore tempestività ed efficacia. Attualmente, i poteri dei rettori in materia disciplinare sono limitati, motivo per cui la CRUI sta lavorando a stretto contatto con il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per rafforzare le normative e ampliare le possibilità di intervento.

Il ruolo del governo e dell’educazione nella lotta alla violenza di genere

Il contrasto alla violenza di genere non può limitarsi all’ambito universitario, ma deve iniziare molto prima, coinvolgendo scuole e centri di formazione. La CRUI sottolinea l’importanza di un’educazione alla cultura del rispetto fin dall’infanzia, per prevenire il radicamento di atteggiamenti discriminatori e violenti.

I problemi non iniziano all’università, ma molto prima. Dobbiamo lavorare sulle nuove generazioni, promuovendo un cambiamento culturale che parta dai più piccoli”, afferma Iannantuoni, lanciando un appello per politiche educative più incisive e interventi strutturali volti a costruire ambienti di studio e di lavoro sicuri per tutti.

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