sabato, 22 Febbraio 2025
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Bonus Mamma: il Tribunale di Piacenza riconosce il diritto anche alle lavoratrici precarie

Il Tribunale di Piacenza riconosce il diritto al Bonus Mamma anche alle lavoratrici precarie. Condannato il MiM a restituire fino a 3.000 euro. Esulta FLC CGIL

Dopo il pronunciamento favorevole del Tribunale di Prato, anche il Tribunale di Piacenza ha accolto il ricorso presentato dall’Avv. Barsanti Mauceri, dell’Ufficio Legale nazionale della FLC CGIL, a tutela di una docente a tempo determinato con tre figli. La causa era finalizzata a ottenere il cosiddetto Bonus Mamma, un beneficio che, secondo la normativa vigente, esclude le lavoratrici con contratti a termine.

Una vittoria della FLC CGIL contro la discriminazione verso le lavoratrici precarie

Il ricorso si inserisce nella vertenza avviata dalla FLC CGIL per difendere il diritto delle lavoratrici madri con contratti a tempo determinato, escluse dallo sgravio contributivo previsto dalla Legge di Bilancio 2024 (art. 1, commi 180-182). Secondo la normativa, infatti, il Bonus Mamma è riservato solo alle lavoratrici a tempo indeterminato, generando così una disparità di trattamento tra dipendenti della stessa categoria.

La decisione del Tribunale di Piacenza: Bonus Mamma anche alle mamme precarie

Il Tribunale ha riconosciuto che l’esclusione delle lavoratrici precarie dal beneficio rappresenta una violazione del diritto comunitario in materia di parità di trattamento. In particolare, ha fatto riferimento alla clausola 4, comma 1 dell’Accordo Quadro allegato alla Direttiva CE del 1999, che tutela l’uguaglianza tra lavoratrici a tempo determinato e a tempo indeterminato.

La condanna per il Ministero dell’Istruzione

Il giudice ha quindi stabilito il diritto della ricorrente a beneficiare dell’esonero contributivo, condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito a restituire alla docente la quota dei contributi previdenziali trattenuta in busta paga. L’importo riconosciuto può arrivare fino a 3.000 euro, riparametrati su base mensile, come previsto dalla normativa per il personale assunto a tempo indeterminato.

Questa sentenza rappresenta un altro importante successo nella battaglia per il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici precarie, aprendo la strada a ulteriori ricorsi e potenziali modifiche legislative.

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