Sommario
L’evoluzione tecnologica ha radicalmente trasformato il mondo accademico, portando scuole e università italiane a confrontarsi con il fenomeno dell’intelligenza artificiale. Strumenti come ChatGPT e altre applicazioni AI consentono agli studenti di accedere rapidamente a risposte e contenuti, modificando profondamente le dinamiche di apprendimento. Tuttavia, molti atenei stanno adottando misure restrittive per contrastare un uso improprio di queste tecnologie, come dimostrano le recenti decisioni prese da varie università italiane.
I casi eclatanti: esami annullati e nuove regole
Negli ultimi mesi, diversi episodi hanno acceso il dibattito sull’uso dell’AI negli atenei. Un esempio emblematico è quello dell’Università di Ferrara, dove 362 studenti del corso di Scienze Motorie hanno dovuto ripetere l’esame di Psicobiologia e Psicologia dopo che il docente ha scoperto un utilizzo massiccio dell’AI per rispondere ai quesiti. Situazioni simili si sono verificate all’Università di Firenze, dove una studentessa straniera ha consegnato un compito in un italiano perfetto, sollevando dubbi sulla sua reale capacità linguistica.
Secondo un’indagine di Skuola.net, il 75% degli studenti che hanno sostenuto la maturità nel 2023 ha ammesso di aver utilizzato strumenti AI per preparare gli esami. Un ulteriore sondaggio di Tgm Research per Noplagio.it ha rilevato che il 18% degli studenti tra i 16 e i 18 anni usa l’AI durante i compiti in classe, mentre il 13% consegna elaborati interamente generati da assistenti virtuali. L’aumento di questi comportamenti ha portato le università a rafforzare le misure di controllo.
Le strategie degli atenei: server anti-plagio e prove orali
Per arginare il fenomeno, le università italiane stanno adottando strategie mirate. L’Università di Padova sta implementando un nuovo server anti-plagio, più avanzato di quello utilizzato fino al 2023, per analizzare le tesi di laurea. L’Università Ca’ Foscari di Venezia ha introdotto il divieto di consegna di tesine casalinghe, a meno che non siano accompagnate da un esame orale. Anche l’Università di Verona ha scelto di integrare un software capace di individuare parti di testo generate artificialmente.
Alcune regioni italiane si sono mosse in anticipo: il Friuli-Venezia Giulia ha adottato linee guida per l’uso dell’AI nelle scuole, seguito dalla Lombardia. Tuttavia, la lotta contro l’uso improprio dell’AI si presenta come una sfida complessa, in continua evoluzione.
Un’alleanza con l’AI: il nuovo approccio didattico
Non tutti, però, vedono l’intelligenza artificiale come una minaccia. Alcuni atenei stanno cercando di integrare l’AI nella didattica, anziché contrastarla. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha promosso l’uso di 15 assistenti virtuali per supportare gli insegnanti nella correzione degli esercizi e nella creazione di contenuti personalizzati.
L’Università di Padova ha adottato Lucrez-IA, un’app utilizzata da oltre 6.000 studenti, docenti e amministrativi per preparare esami e ottenere spiegazioni dettagliate. Inoltre, l’ateneo utilizza Claude, un software impiegato nella gestione amministrativa. Questa prospettiva suggerisce che, piuttosto che vietare completamente l’uso dell’AI, alcune istituzioni stiano cercando un equilibrio tra innovazione tecnologica e integrità accademica.
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