martedì, 11 Febbraio 2025
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TAR Toscana: genitori condannati a pagare 2mila euro dopo il ricorso contro la bocciatura del figlio

Una famiglia a Firenze ha perso il ricorso contro la bocciatura del figlio. Il TAR ha condannato i genitori a pagare 2.000 euro all’istituto e al Ministero

Un caso giudiziario ha fatto molto discutere a Firenze, dove una famiglia ha deciso di fare causa ad una scuola dopo che il figlio è stato bocciato al termine del secondo anno di liceo. La vicenda risale all’anno scolastico 2021-2022, quando il ragazzo non è stato ammesso alla classe successiva a causa di un rendimento insufficiente. I genitori del ragazzo hanno contestato la decisione e richiesto un risarcimento danni di 30.000 euro, accusando gli insegnanti di non aver considerato adeguatamente il disturbo di apprendimento del figlio. Tuttavia, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Toscana ha respinto il ricorso e condannato la famiglia a pagare 2.000 euro per le spese legali, dando così ragione all’istituto scolastico e al Ministero dell’Istruzione e del Merito.

La causa legale dei genitori: disturbi di apprendimento e trattamento discriminatorio

Secondo i genitori, la scuola non avrebbe rispettato gli impegni previsti dalla normativa scolastica né dal Piano Didattico Personalizzato (PDP) del ragazzo, che soffriva di un disturbo specifico dell’apprendimento. La famiglia ha sostenuto che, invece di aiutare il ragazzo, gli insegnanti lo avrebbero emarginato, imponendogli un trattamento ingiustificato. In particolare, i genitori hanno lamentato che il ragazzo fosse stato oggetto di note disciplinari senza motivazioni adeguate e che non fosse stato supportato nel recupero delle insufficienze tramite interrogazioni suppletive, come avrebbe dovuto essere.

Il punto di vista del Tar: recupero delle carenze e ammissione non concessa

Tuttavia, per i giudici del TAR, le cose sono andate diversamente. Durante il primo quadrimestre dell’anno scolastico, il ragazzo aveva ottenuto voti insufficienti in alcune materie, ma la scuola aveva predisposto modalità di recupero, tra cui lo studio individuale e corsi con docenti. Nonostante gli sforzi, le verifiche di recupero nel secondo quadrimestre non avevano portato a miglioramenti significativi. Il consiglio di classe, quindi, aveva deciso all’unanimità di non ammettere lo studente al terzo anno, considerando che la situazione scolastica era peggiorata durante l’anno.

Le accuse dei genitori e la risposta dei giudici

Il TAR ha respinto le accuse dei genitori, dichiarando il ricorso “inammissibile e infondato“. I giudici hanno sottolineato che le richieste dei genitori avrebbero comportato una sorta di indagine penale sul comportamento degli insegnanti, cosa che non è compatibile con un ricorso amministrativo. Inoltre, il giudice ha ribadito che la scuola aveva agito correttamente nel fornire al ragazzo tutte le possibilità per recuperare e che la bocciatura era stata una decisione legittima, fondata su criteri oggettivi.

La sentenza del Tar e l’importanza del dialogo scuola-famiglia

La sentenza del TAR evidenzia un aspetto cruciale: la bocciatura, quando motivata da carenze documentate nel rendimento scolastico, rientra nelle prerogative dell’istituto scolastico. Sebbene il caso abbia sollevato un dibattito sull’autonomia delle scuole nel giudicare i propri studenti, la decisione del tribunale conferma che un dialogo costruttivo tra famiglie e docenti rimane la via migliore per risolvere le problematiche educative. La condanna della famiglia a pagare 2.000 euro in spese legali rappresenta un monito per chi tenta di contestare le decisioni scolastiche attraverso il ricorso alle vie legali senza prove concrete di irregolarità o negligenza.

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