Sommario
Il Consiglio di Stato ha confermato l’espulsione per un periodo di due anni di uno studente che aveva ripetutamente insultato i docenti e il personale amministrativo dell’istituto scolastico. Con la sentenza n. 9647, pronunciata il 2 dicembre 2024, i giudici hanno ritenuto la sanzione legittima e proporzionata, sottolineando che tali comportamenti non sono compatibili con l’ambiente educativo e con il corretto svolgimento delle attività scolastiche.
Il Consiglio di Stato evidenzia la gravità della questione
La Corte ha definito i comportamenti dello studente come aggressivi e incompatibili con un ambiente educativo sano. Nella sentenza, i giudici hanno precisato che l’istituto ha correttamente applicato le regole scolastiche per mantenere l’ordine e garantire la serenità all’interno della comunità scolastica. Gli insulti, ripetuti nel tempo, sono stati ritenuti una violazione grave della disciplina. Inoltre, è stato sottolineato come tale condotta ostacoli il corretto andamento delle lezioni e il benessere degli altri studenti e del personale scolastico.
Consiglio di Stato e l’Autonomia scolastica
Il Consiglio di Stato ha ribadito il principio dell’autonomia scolastica, riconoscendo piena legittimità nell’azione disciplinare intrapresa dall’istituto. I giudici hanno confermato che l’amministrazione scolastica, attraverso un’adeguata istruttoria, ha ben valutato la gravità del comportamento dello studente e ha applicato le sanzioni in conformità con il regolamento d’istituto. Il Consiglio ha altresì escluso che ci fossero vizi formali o sostanziali nella decisione presa, confermando che l’espulsione rappresenta una risposta proporzionata agli atti di indisciplina.
Il ruolo della recidiva e la sanzione massima per lo studente
A influire sulla decisione è stata la recidiva. Lo studente, infatti, aveva già ricevuto in passato una sanzione meno severa per episodi simili, ma non aveva modificato il proprio comportamento. La reiterazione dei suoi insulti, unita alla gravità delle offese, ha giustificato l’applicazione della sanzione massima prevista dal regolamento. Nonostante fosse affetto da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e avesse un’età maggiore rispetto alla media degli studenti, i giudici hanno escluso che queste circostanze possano costituire un’attenuante. Non è stato riscontrato alcun nesso causale tra la condizione dello studente e gli insulti rivolti ai docenti e al personale ATA.
Un segnale per la comunità scolastica
La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta un segnale forte per l’intera comunità scolastica, evidenziando come l’educazione al rispetto reciproco e il mantenimento di un ambiente sereno siano principi irrinunciabili. La scuola, come istituzione educativa, non può tollerare atti di violenza verbale che minano la qualità della didattica e la coesione del gruppo classe. La sanzione inflitta allo studente, pur severa, si inserisce in un contesto di tutela dell’ordine scolastico e di rispetto delle regole, fondamentali per il corretto sviluppo formativo di ogni individuo.
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