lunedì, 13 Gennaio 2025
HomeUniversitàPrecariato e riforma della Ricerca: il No della FLC CGIL al DDL...

Precariato e riforma della Ricerca: il No della FLC CGIL al DDL 1240/24 perchè ‘amplifica’ le attuali criticità

La FLC CGIL e gli altri sindacati si schierano contro l’impianto del DDL 1240/24 sulla riforma sul precariato nel mondo dell'università e della ricerca AFAM

Il DDL 1240/24, intitolato “Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca”, è al centro di un dibattito acceso per le sue implicazioni sul precariato nel mondo dell’università, della ricerca e delle istituzioni AFAM. Nonostante le dichiarazioni del Ministero, il disegno di legge sembra amplificare il ricorso ai contratti precari (a termine), piuttosto che ridurlo. Ecco perché le organizzazioni sindacali e altri attori del settore si sono schierati contro l’impianto della proposta.

Precariato, una riforma della Ricerca senza risorse: questo è il nodo centrale

Durante le discussioni sul DDL, è emersa una criticità fondamentale: la mancanza di adeguati finanziamenti per università, AFAM e ricerca. Senza risorse sufficienti, ogni intervento legislativo rischia di trasformarsi in un ennesimo fallimento, aggravando la precarietà già diffusa. Abbiamo ribadito la necessità di un intervento deciso per reperire fondi adeguati, evidenziando come l’Italia sia tra gli ultimi in Europa per investimenti in questi settori strategici.

Il contratto di ricerca, introdotto recentemente, è stato indicato come un passo avanti, ma restano molte rigidità da superare. Tra le richieste urgenti, la possibilità di attivare contratti anche per un solo anno, oltre al riconoscimento dei periodi di lavoro precario ai fini della stabilizzazione, in linea con la riforma Madia e altre normative. Tuttavia, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha fornito risposte evasive rispetto alla questione delle risorse, lasciando il problema irrisolto.

Tutte le contraddizioni presenti nel DDL 1240/24 che amplificano il fenomeno del precariato

Il DDL 1240/24 presenta numerose incongruenze rispetto agli obiettivi dichiarati. Da un lato, si promette di valorizzare “i più capaci e meritevoli”, ma dall’altro si introducono forme di reclutamento non trasparenti, come la chiamata diretta da parte del responsabile scientifico per le borse di assistenza alla ricerca. Questa modalità rischia di minare il principio della valutazione comparativa, favorendo una gestione opaca delle opportunità.

Inoltre, la proposta legislativa prevede un aumento delle tipologie contrattuali, sovrapponibili a quelle già esistenti, con il risultato di ampliare il ricorso al lavoro precario e prolungarne la durata fino a 12 anni. Questo contrasta apertamente con le linee guida del PNRR, che puntano alla riduzione del precariato e alla stabilizzazione dei lavoratori. La CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha espresso perplessità analoghe, chiedendo la soppressione della figura del Professore Aggiunto e una razionalizzazione delle tipologie contrattuali previste dal DDL.

Perchè escludere le Istituzioni AFAM?

Per quanto riguarda le istituzioni AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica), abbiamo sottolineato la necessità di escluderle dal DDL. Questo settore presenta specificità che non sono state adeguatamente considerate: gli assegni di ricerca non sono mai stati attivati, e solo recentemente è stata introdotta la figura del ricercatore. Inoltre, il limite di spesa imposto dal DDL, calcolato sulle risorse utilizzate per gli incarichi di insegnamento nel triennio 2021-2023, è incoerente con le esigenze attuali del settore, dove i fondi sono stati utilizzati per colmare carenze strutturali di organico.

Le prossime azioni e tematiche in discussione: EPR e nuovo contratto per la ricerca

Abbiamo chiesto di continuare con gli incontri tecnici per affrontare i nodi irrisolti del DDL, concentrandoci sulla governance delle istituzioni AFAM, sulla stabilizzazione nei Enti Pubblici di Ricerca (EPR) e sul contratto del personale della ricerca. Quest’ultimo rimane l’unico settore della Pubblica Amministrazione a non aver beneficiato di una riforma dell’ordinamento nell’ultima tornata contrattuale.

Il nostro NO al DDL 1240/24 si basa sulla convinzione che sia necessario un cambiamento strutturale, non una riforma che moltiplichi il precariato. Senza risorse adeguate e un sistema di reclutamento trasparente, il disegno di legge rischia di aggravare ulteriormente le disuguaglianze, minando la credibilità del settore universitario e della ricerca. Investire nella stabilità dei lavoratori significa investire nel futuro del Paese.

Segui i canali social di Scuolalink.it

© Copyright Scuolalink.it - Riproduzione Riservata

- Advertisment -

I più letti