Il secondo concorso PNRR per diventare insegnanti di ruolo nella scuola pubblica ha preso il via, con termine per la presentazione delle domande fissato al 30 dicembre. Tuttavia, l’avvio della procedura ha scatenato forti critiche da parte degli idonei del concorso 2023, che denunciano la mancanza di soluzioni per chi ha superato le prove con valutazioni elevate ma rimane escluso dalle graduatorie.
Le polemiche si amplificano poiché in alcune regioni il primo concorso PNRR non è ancora terminato, lasciando migliaia di precari e idonei senza certezze.
Precari storici penalizzati e regole inique
Luigi Sofia, docente idoneo del concorso 2023, ha espresso la frustrazione dei 30.000 idonei. Molti di loro lavorano già nelle scuole, occupando spesso posti vacanti al 31 agosto, ma si vedono costretti a ripetere prove già superate. Il sistema concorsuale attuale, secondo Sofia, favorisce i neolaureati e penalizza i precari con anni di esperienza. Inoltre, le riserve destinate a chi ha svolto servizio civile hanno aumentato le difficoltà di accesso, creando disparità rispetto al punteggio attribuito agli anni di servizio.
Costi e sacrifici per ripetere un concorso
La ripetizione delle prove rappresenta un ulteriore ostacolo per i precari, che devono sostenere spese rilevanti per partecipare. Tasse di iscrizione, permessi lavorativi, viaggi e pernottamenti pesano sulle già difficili condizioni di vita di chi opera nella scuola da anni. Sofia sottolinea l’assurdità di dover competere ancora una volta in un concorso che, con le stesse regole, rischia di escludere nuovamente gli stessi candidati. Questa situazione alimenta tensioni e mobilitazioni, con i precari decisi a ottenere risposte concrete.
La richiesta di trasparenza e giustizia
Gli idonei chiedono maggiore trasparenza nel dialogo con la Commissione Europea e l’introduzione di un cronoprogramma per le assunzioni. La mancanza di scadenze e risposte chiare aumenta l’agitazione tra i precari, che chiedono giustizia per il loro percorso professionale.
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