La crisi scolastica in Sicilia: meno alunni, meno scuole e una regione che invecchia

La crisi scolastica in Sicilia porta alla perdita di scuole e studenti, ma cresce il numero di alunni stranieri e con disabilità, aumentando le sfide educative.

Regione Sicilia
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Secondo i dati diffusi dall’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, la Sicilia sta vivendo una vera e propria crisi scolastica. La perdita di alunni e la conseguente chiusura di scuole si inseriscono in un quadro di crisi socio-economica più ampio che da decenni affligge l’isola. La Flc-Cgil ha recentemente reso noti i numeri preoccupanti che segnano il progressivo smantellamento delle autonomie scolastiche e l’impoverimento delle risorse destinate all’istruzione.

Un fenomeno che riflette la continua emigrazione dei giovani e la carenza di servizi pubblici adeguati, con ripercussioni dirette sulle future generazioni e sul sistema educativo. In questo contesto, l’aumento degli alunni stranieri e degli studenti con disabilità solleva ulteriori interrogativi sul funzionamento delle scuole siciliane e sulla capacità della politica regionale di rispondere a queste sfide.

La perdita di autonomie scolastiche e alunni

Negli ultimi cinque anni, la Sicilia ha assistito alla scomparsa di 103 autonomie scolastiche, passando da 831 scuole nel 2020/21 a 728 nel 2024/25. Un calo che non riguarda solo il numero degli istituti, ma anche la qualità dell’offerta formativa: ogni chiusura scolastica implica la perdita di un servizio fondamentale per le famiglie e i giovani, con effetti diretti sull’accesso all’istruzione.

Tra le scuole che hanno cessato di esistere, troviamo 15 scuole dell’infanzia, 19 scuole primarie e 13 scuole secondarie di primo grado, mentre 43 sedi scolastiche sono state razionalizzate per via del dimensionamento scolastico imposto dalla legge. Questo processo di razionalizzazione, volto a ridurre i costi, sta però sacrificando la capillarità del sistema scolastico, aumentando la distanza tra i centri e le scuole, con conseguenti disagi per studenti e famiglie.

La perdita di alunni è la diretta conseguenza di una crisi socio-economica radicata nel territorio siciliano, che ha determinato una continua emigrazione giovanile verso il Nord Italia e l’estero. La Flc-Cgil segnala una diminuzione di 41.878 studenti in cinque anni, con un abbassamento dal totale di 702.507 studenti nel 2020/21 ai 660.629 nel 2024/25. Questi numeri non solo riflettono il calo demografico generale, ma anche la difficoltà del sistema educativo regionale nell’attrarre e trattenere giovani famiglie. Un calo che, se non affrontato, porterà a una progressiva disgregazione del sistema scolastico e a un’ulteriore riduzione delle opportunità per i giovani siciliani.

Un fenomeno legato alla crisi socio-economica e allo spopolamento

La crisi del sistema scolastico siciliano si inserisce in un contesto di crisi economica e demografica che interessa l’intera isola e, più in generale, il Mezzogiorno. La Svimez (Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) da anni denuncia lo spopolamento delle regioni meridionali, con la Sicilia che ogni anno perde circa 15.000 abitanti, di cui 7.000 giovani laureati. La mancanza di opportunità lavorative, la scarsità di infrastrutture adeguate e la carenza di servizi pubblici fanno sì che molte famiglie scelgano di emigrare, spesso verso il Nord Italia, dove le prospettive occupazionali sono più promettenti.

La Flc-Cgil sottolinea come questo fenomeno, che non riguarda solo il lavoro, ma anche l’accesso ai servizi, stia impoverendo la regione sotto molti punti di vista, comprese le scuole. L’assenza di politiche efficaci in grado di creare posti di lavoro stabili, l’insufficienza di asili nido, scuole a tempo pieno, e infrastrutture moderne, spinge le giovani generazioni a cercare un futuro altrove. L’istruzione, da sempre un motore di crescita e sviluppo, si trova così a fronteggiare una crescente disaffezione da parte della popolazione, che, a causa di questo fenomeno migratorio, è destinata a invecchiare e a vedere sempre meno giovani residenti. Questo porta non solo a una perdita di capitale umano, ma anche a un indebolimento complessivo delle capacità economiche e sociali dell’isola.

La crisi scolastica e il paradosso dell’aumento degli alunni stranieri e con disabilità

Se da un lato la Sicilia sta vedendo diminuire il numero degli studenti residenti, dall’altro è in atto un fenomeno in controtendenza: l’aumento degli alunni stranieri. Secondo i dati forniti dalla Flc-Cgil, il numero degli studenti stranieri è passato da 26.360 nel 2020/21 a 30.174 nel 2024/25, con un incremento di 3.814 unità. Questo aumento è stato registrato in tutti i livelli scolastici, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, anche se la seconda fase dell’istruzione, quella della scuola secondaria di secondo grado, ha visto una leggera diminuzione degli studenti stranieri, probabilmente legata alla dispersione scolastica.

Questo fenomeno ha implicazioni rilevanti per il sistema scolastico siciliano, che deve rispondere a sfide nuove e complesse, come la necessità di favorire l’integrazione culturale e linguistica di studenti provenienti da paesi diversi. La scuola, infatti, deve garantire pari opportunità per tutti, ma il sistema, spesso privo di risorse sufficienti, fatica a rispondere adeguatamente a queste nuove necessità. Il supporto linguistico e l’educazione interculturale diventano quindi imprescindibili, ma spesso vengono messi in secondo piano rispetto alla gestione delle emergenze quotidiane, come la carenza di personale.

In parallelo, un altro dato preoccupante riguarda l’aumento degli alunni con disabilità, che sono passati da 27.986 nel 2020/21 a 33.629 nel 2024/25. Questo incremento implica un maggior impegno in termini di risorse per garantire un adeguato supporto scolastico e inclusivo. Tuttavia, l’organico di sostegno non è stato adeguatamente potenziato, con 11.595 insegnanti precari su 25.549 docenti in totale. Questo crea una situazione di instabilità che compromette la continuità didattica, un aspetto fondamentale per gli studenti con disabilità, per i quali la figura di riferimento è particolarmente importante.

Un sistema scolastico alle prese con una profonda crisi strutturale

La situazione scolastica siciliana è sintomo di una crisi più profonda che riguarda l’intera regione. La mancanza di politiche regionali efficaci in grado di affrontare le sfide del sistema educativo e della società, ha portato a una progressiva erosione delle risorse destinate all’istruzione.

Questo impoverimento, come denuncia Adriano Rizza, segretario della Flc-Cgil Sicilia, è dovuto non solo alla difficoltà di garantire continuità didattica, ma anche alla carenza di infrastrutture, servizi pubblici e politiche attive per il lavoro. In questa situazione, le scuole diventano il punto di maggiore vulnerabilità: a fronte della crescente domanda di inclusività, supporto linguistico e risorse per la disabilità, le scuole siciliane si trovano ad affrontare un’offerta limitata e precaria.

Questa crisi si riflette in una continua emigrazione dei giovani, i quali, privi di opportunità di lavoro e di una rete di servizi pubblici adeguati, scelgono di abbandonare l’isola. E, mentre la Sicilia si svuota, il sistema scolastico rischia di essere sempre più incapace di formare i giovani per il futuro, con una qualità dell’istruzione che dipende dalla capacità di attrarre risorse, formare docenti e garantire strutture moderne.

Conclusioni: il futuro della scuola siciliana è in pericolo

La crisi che sta attraversando la scuola in Sicilia è un riflesso di un problema strutturale più ampio, legato alla crisi economica e alla fuga di giovani. La riduzione degli alunni e delle scuole non è solo una questione di numeri, ma rappresenta una grave perdita per la società siciliana. Per evitare che il sistema educativo diventi il simbolo di un fallimento collettivo, è necessario un impegno politico deciso per rilanciare il settore dell’istruzione, potenziare i servizi pubblici e creare nuove opportunità di lavoro che trattengano i giovani in Sicilia. Solo così si potrà fermare l’emorragia e garantire alle future generazioni un futuro migliore, anche attraverso una scuola che sappia rispondere alle sfide del presente.

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