Precariato, è emergenza nella scuola: oltre 294.000 tra Docenti e ATA con contratto a tempo determinato

Il precariato nella pubblica amministrazione, in particolare nel settore scolastico, ha raggiunto numeri stratosferici oltre che preoccupanti.

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Il precariato nella pubblica amministrazione, in particolare nel settore scolastico, ha raggiunto numeri preoccupanti. Secondo l’ultimo rapporto Aran, nel 2022 si contavano oltre 294.385 precari tra docenti e personale ATA nelle scuole italiane, su un totale di 301.026 contrattualizzati nella pubblica amministrazione. Questa situazione ha portato l’Italia a essere deferita dalla Commissione Europea per l’abuso dei contratti a termine e la mancata adozione di misure di stabilizzazione e parità di trattamento. L’Anief continua a denunciare e combattere queste violazioni, chiedendo il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori della scuola.

Aumenta il precariato nella Scuola: numeri senza precedenti

Il rapporto Aran evidenzia che la maggioranza dei contratti a termine si concentra nel comparto Istruzione e Ricerca, con ben 285.993 lavoratori in questa condizione. A livello nazionale, le cifre sono sbalorditive: solo 4.749 precari operano nelle funzioni centrali, 9.415 nelle funzioni locali e appena 869 nella sanità. La scuola, invece, si trova a gestire un numero elevatissimo di supplenti per coprire le esigenze del sistema, una soluzione che però non garantisce la continuità didattica e penalizza il personale, privandolo di una stabilità lavorativa e di una reale progressione di carriera.

Docenti e ATA: la situazione dei supplenti è drammatica

Nella scuola, tra i 224.344 supplenti, circa un terzo dei docenti lavora su base temporanea, con oltre la metà degli incarichi dedicati al sostegno (circa 117.420 posti). Inoltre, ben 88.867 insegnanti sono assunti annualmente su organico di diritto, ma su oltre il 57% dei posti le assunzioni sono effettuate in deroga, a causa delle restrizioni di bilancio pubblico. Il personale ATA, invece, conta 52.041 contratti temporanei, con scadenze a giugno o agosto. Complessivamente, il personale scolastico precario rappresenta circa il 24% del totale, una percentuale che mette in luce l’emergenza di un sistema basato su contratti instabili, con un impatto negativo su carriera, ferie e trattamento economico.

Diritti negati: retribuzione e carriera ‘stoppate’ dal trattamento discriminatorio tra personale di ruolo e precario

I precari della scuola subiscono un evidente trattamento discriminatorio rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Ai docenti e al personale ATA con contratti temporanei viene infatti negata la progressione di carriera, incluse le scatti di anzianità, che sono “raffreddate” solo dopo la stabilizzazione. Inoltre, questi lavoratori non hanno diritto alla monetizzazione delle ferie non godute e non beneficiano della stabilizzazione automatica prevista nel settore privato. Solo recentemente è stato riconosciuto un risarcimento per abuso di contratti a termine, che arriva a 24 mensilità, ma solo se riconosciuto da un giudice (DL 131/24).

Il personale supplente breve e saltuario, che non rientra nei dati Aran, è ulteriormente penalizzato: per loro non è prevista neanche la retribuzione accessoria (retribuzione professionale per i docenti e contributo individuale accessorio per il personale ATA). La situazione è insostenibile, e l’Anief continua a lottare per il riconoscimento dei diritti negati.

Precariato: l’impegno di Anief contro i diritti (negati)

Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, spiega che il sindacato è da anni impegnato nella difesa dei diritti dei precari, sia nei tribunali italiani che presso le istituzioni europee. “L’abuso dei contratti a termine e la palese discriminazione nei confronti dei lavoratori della scuola non sono più tollerabili. Soltanto negli ultimi 20 mesi, grazie alle nostre battaglie legali, siamo riusciti a ottenere risarcimenti per oltre 20 milioni di euro a beneficio di 8.000 lavoratori precari”, dichiara Pacifico.

Anief continua a chiedere al governo misure concrete per garantire una stabilizzazione equa e una parità di trattamento per i lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca. La situazione attuale è insostenibile e richiede interventi urgenti per assicurare dignità lavorativa e retribuzioni adeguate ai lavoratori della scuola, garantendo al tempo stesso una continuità didattica agli studenti italiani.

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