Collaboratore scolastico si finge malato per 5 anni: dovrà restituire 115mila euro di stipendi

Scoperta la truffa di un collaboratore scolastico, malato immaginario dal 2018 al 2023. Dovrà restituire più di 115mila euro di stipendi percepiti indebitamente

Corte dei Conti
Corte dei Conti

Un collaboratore scolastico dovrà restituire al Ministero dell’Istruzione e del Merito più di 115mila euro (per l’esattezza 115.711,93 euro), cifra corrispondente agli stipendi percepiti in modo illegittimo tra giugno 2018 e maggio 2023. Durante questo periodo, l’uomo avrebbe simulato una grave malattia per giustificare l’assenza dal lavoro e continuare a ricevere il compenso.

Falsa malattia di un collatoratore scolastcio: scoperta la truffa dopo le indagini della Guardia di Finanza

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, hanno svelato una complessa rete di presunte truffe e contraffazioni legate alla documentazione medica. L’ex collaboratore scolastico, già dal 2018, avrebbe manipolato referti e certificati per fingere condizioni di salute gravi, giustificando così le assenze dal lavoro. Circa un anno fa, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di simulazione di malattia e percezione indebita dello stipendio.

Dalle verifiche effettuate, è emerso che il collaboratore, assunto nel 2013, aveva ottenuto il riconoscimento di invalido civile al 100% e di portatore di handicap grave nel 2018. Tuttavia, una revisione della sua condizione nel 2020 aveva ridotto questa invalidità al 50%. Il fascicolo dell’indagine mostra che i documenti presentati per ottenere questi benefici contenevano cinque referti medici, tre dei quali riferiti a esami mai eseguiti, mentre gli altri due risultavano manomessi per attribuire diagnosi gravi inesistenti.

Falsificati e contraffatti i certificati medici: il collaboratore scolastico faceva risultare di fare ‘radioterapia’

Il collaboratore scolastico avrebbe utilizzato esenzioni sanitarie della Regione Lombardia e certificati specialistici contraffatti per convincere il medico di base a rilasciare certificati per giustificare la sua assenza dal lavoro. I documenti, presentati dal 2018 al 2021, riportavano diagnosi di “terapia antalgica salvavita”, con riferimenti a gravi patologie come “melanoma”, “linfoma” e “osteosarcoma”, o altre malattie gravi legate alla radioterapia. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che queste diagnosi erano false e che il collaboratore non soffriva delle patologie dichiarate.

Nel periodo dal gennaio 2021 al maggio 2023, i certificati continuavano a indicare presunte condizioni di salute critiche. Queste malattie, se fossero state reali, avrebbero giustificato il diritto alla retribuzione piena secondo l’articolo 17 del contratto collettivo nazionale del comparto scuola, che prevede tale trattamento in caso di patologie gravi che richiedono cure continuative. Tuttavia, le indagini hanno confermato che le diagnosi erano prive di fondamento.

La sentenza della Corte dei Conti e la condanna di risarcimento per il collaboratore scolastico

Secondo la Corte dei Conti, la condotta dell’uomo è caratterizzata da dolo, con un evidente nesso causale tra il comportamento illecito e il danno economico subito dal Ministero dell’Istruzione. La falsificazione dei certificati medici avrebbe permesso al collaboratore di ottenere la retribuzione completa senza fornire alcuna prestazione lavorativa per cinque anni.

La sentenza della Corte dei Conti ha sottolineato che, poiché il collaboratore scolastico non ha effettivamente svolto il lavoro né rispettato i requisiti contrattuali necessari per beneficiare dell’assistenza economica prevista per chi è realmente malato, gli stipendi percepiti costituiscono un danno per l’amministrazione pubblica. Di conseguenza, è stato disposto che l’uomo debba restituire l’intero importo degli stipendi indebitamente percepiti, pari a oltre 115mila euro.

Le implicazioni della sentenza per il sistema pubblico

La vicenda sottolinea l’importanza dei controlli accurati sui certificati medici e sulle dichiarazioni presentate dai dipendenti pubblici, per evitare truffe e abusi che danneggiano l’amministrazione e i contribuenti. Questo caso di simulazione di malattia mette in luce la necessità di potenziare le verifiche per garantire che le risorse pubbliche siano impiegate correttamente e che i benefici concessi siano riservati solo a chi ne ha effettivamente diritto.

L’episodio, infine, rappresenta un ammonimento per altri lavoratori del comparto pubblico, evidenziando che pratiche fraudolente come la simulazione di malattia non solo portano a sanzioni economiche pesanti, ma possono anche avere conseguenze penali.

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