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Assegno di Inclusione: guida completa per chi inizia a lavorare

Cosa fare se si inizia a lavorare mentre si riceve l'Assegno di Inclusione, le regole, le comunicazioni all'INPS e le conseguenze per mancata notifica.

Dal 1° gennaio 2024, l’Assegno di Inclusione ha sostituito il Reddito di Cittadinanza, garantendo un sostegno economico a chi si trova in difficoltà. Tuttavia, chi beneficia di questa misura e contemporaneamente inizia un’attività lavorativa, deve rispettare alcune regole fondamentali. L’INPS, con il messaggio n. 3624 del 31 ottobre 2024, ha fornito una guida dettagliata su come gestire questa situazione per evitare sanzioni, inclusi possibili risvolti penali.

Obblighi per il nucleo familiare

Le regole non si applicano solo al richiedente, ma coinvolgono tutti i membri del nucleo familiare. L’inizio di un’attività lavorativa da parte di qualsiasi componente influisce sul reddito complessivo della famiglia, parametro cruciale per determinare l’importo dell’Assegno di Inclusione. È quindi essenziale che ogni membro informi tempestivamente l’INPS sul proprio status lavorativo per evitare sanzioni e garantire il corretto calcolo dell’assegno.

Comunicazione dell’attività lavorativa

Chi inizia a lavorare mentre riceve l’Assegno di Inclusione deve comunicare il reddito previsto all’INPS entro 30 giorni dall’avvio dell’attività. Questo obbligo vale sia per il lavoro dipendente che per quello autonomo, utilizzando il modulo Adi-Com-Esteso. Anche chi partecipa a percorsi di politica attiva del lavoro con indennità o benefici deve rispettare questa procedura, ad eccezione dei tirocini di inclusione gestiti dai servizi sociali. Questa comunicazione permette all’INPS di aggiornare il reddito familiare e verificare se il nucleo ha ancora diritto al beneficio.

Conseguenze per mancata comunicazione

La mancata comunicazione entro i termini previsti comporta la sospensione dell’Assegno di Inclusione. L’INPS concede 3 mesi per regolarizzare la situazione. Se il beneficiario non adempie, l’assegno viene revocato definitivamente, e il richiedente rischia sanzioni più severe, inclusi risvolti penali. Per evitare queste conseguenze, è fondamentale rispettare le scadenze e utilizzare correttamente il modulo Adi-Com-Esteso.

Impatto dell’attività lavorativa sull’assegno

Il reddito derivante da un’attività lavorativa non sempre comporta una riduzione dell’Assegno di Inclusione. Se il guadagno è inferiore a 3.000 euro annui, l’assegno rimane invariato. Superata questa soglia, l’INPS calcola l’importo eccedente per determinare l’eventuale riduzione o revoca dell’assegno. In questo modo, il sistema premia chi cerca di migliorare la propria situazione economica, mantenendo comunque un sostegno per le famiglie con redditi bassi.

Seguendo queste linee guida, i beneficiari dell’Assegno di Inclusione possono evitare sanzioni e garantire una corretta gestione del sostegno economico durante il periodo di attività lavorativa.

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