UDU e FP CGIL: il test di medicina non viene abolito, ma solo spostato

UDU e FP CGIL contestano la riforma sul test di Medicina: non abolito, ma solo posticipato. Critiche su impatti negativi per università e diritto allo studio.

Test Medicina
Test Medicina

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa congiunto dell’UDU (Unione degli Universitari) e della FP CGIL, in risposta alle recenti affermazioni della Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, sull’abolizione del test di Medicina.

Il comunicato, firmato da Noemi Cottone dell’esecutivo nazionale UDU e da Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale UDU, contesta la narrazione della ministra, spiegando che la selezione non verrà realmente eliminata, ma solo posticipata alla fine del primo semestre.

Gli studenti denunciano le ricadute negative che questa riforma potrebbe avere su università, diritto allo studio e sistema sanitario.

UDU e FP CGIL: il test di medicina non è stato abolito, è stato solo spostato.

Questa mattina, la ministra Bernini ha dato notizia che il test di ingresso in medicina, tra il 2025 e il 2026, verrà abolito. Ciò, però, è quanto di più distante dalla realtà dei fatti, dato che la selezione verrà solo spostata da Settembre alla fine del primo semestre. 

Un semestre in cui studentesse e studenti potranno frequentare il corso di studi e dare gli esami, garantendo l’opportunità di perseguire il sogno di diventare medici, per citare la ministra stessa. 

Considerazioni in merito all’abolizione dei test di ingresso

“La Ministra dovrebbe riguardarsi bene dall’illudere studentesse e studenti, – dichiara Noemi Cottone, esecutivo nazionale UDU – perché, nella realtà dei fatti, la selezione che prima era all’ingresso, con questa riforma verrà solo spostata alla fine del primo semestre, con migliaia di studentesse e studenti che, dopo aver frequentato un semestre di corso di studi, verranno tagliati fuori, con la possibilità solo di potersi iscrivere a dei corsi predeterminati, come se li si considerasse di serie B. “

Ciò, di fatto, non farà altro che mettere in competizione tra loro studentesse e studenti, perpetrando una cultura della competitività che all’interno del sistema universitario non dovrebbe sussistere. Tutto ciò mentre al FFO vengono fatti dei tagli cospicui, che già mettono in crisi i bilanci dell’Ateneo.

La domanda sorge quindi spontanea: le università come faranno ad adeguare tutti gli spazi per un solo semestre? La soluzione non potrà essere la didattica a distanza, dato che in tal modo non verrà garantito veramente l’accesso all’Istruzione.

 Per non parlare del Diritto allo studio, già oggi in forte crisi

Cosa accadrà in quelle Università nelle quali si iscriveranno la maggior parte di studentesse e studenti? Viviamo in un sistema universitario dove la situazione affitti è già al collasso, le borse di studio non vengono erogate a sufficienza e con i tempi giusti, con un’apertura simile in un solo semestre ci saranno regioni che sicuramente entreranno ancor di più in crisi. 

Senza tralasciare il SSN, non è spostando il test di ammissione che si risana la mancanza di professionisti che colpisce oggi il nostro Paese

Di fatto non si avrà un vero aumento di iscritti e laureati del settore, dunque non si risolverà un tale problema strutturale. 

“Crediamo che questo disegno illude gli studenti, – conclude Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale di UDU –  mette in crisi le università e non garantisce nessuna qualità dell’offerta formativa ma servirà soltanto ad alimentare le logiche meritocratiche di questo governo, al quale, stando ai fatti, non interessa veramente del futuro di questo paese e dei suoi studenti”.

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