Carta docente anche ai precari: la sentenza della Corte di Cassazione apre nuove possibilità

La sentenza della Cassazione garantisce la carta docente ai precari. Ecco i dettagli sui ricorsi, i fondi e le prospettive per il bonus di 500 euro.

Sentenza Corte di Cassazione
Sentenza Corte di Cassazione

La sentenza della Corte di Cassazione n. 29961 del 27 ottobre 2023 ha confermato il diritto alla carta docente anche per i docenti precari con contratti annuali o fino al 30 giugno. Questo pronunciamento ribadisce che il bonus di 500 euro per la formazione spetta anche a coloro che non sono più in servizio presso istituzioni scolastiche, purché abbiano lavorato negli ultimi cinque anni. La prescrizione di tale diritto è quinquennale.

Il bonus di 500 euro per la formazione anche ai precari

I docenti precari, grazie a questa sentenza, possono richiedere la carta docente per ogni anno in cui hanno prestato servizio, negli ultimi cinque anni. Per l’anno scolastico 2023-2024, il Parlamento ha già garantito il bonus attraverso il Decreto Salva Infrazioni, con uno stanziamento di 10,9 milioni di euro. Questo intervento era stato necessario per rispettare l’ordinanza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 18 maggio 2022 nella causa C-450-21 (UC contro Ministero dell’Istruzione).

Le prospettive per il 2024-2025

Per l’anno scolastico 2024-2025, non è ancora previsto un rifinanziamento della carta docente per i precari. Tuttavia, il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato l’intenzione di richiedere nuovamente i fondi al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per garantire l’erogazione del bonus anche per il prossimo anno.

I costi della carta docente per i precari

Secondo l’avvocato Walter Miceli, esperto dell’Anief, il Ministero dell’Istruzione avrebbe dovuto includere i precari nella carta docente fin dall’inizio. Tuttavia, il mancato adeguamento alle sentenze delle Corti comporterebbe una spesa stimata di circa 600 milioni di euro per estendere il bonus ai supplenti con contratti fino al 30 giugno o al 31 agosto, non solo per l’anno in corso ma anche per i cinque anni precedenti.

I ricorsi e il giudizio di ottemperanza

Il ricorso giurisdizionale rimane l’unica via per i docenti precari che desiderano ottenere la carta docente. Questo tipo di ricorsi viene regolarmente accolto. Tuttavia, i ritardi nei pagamenti spesso costringono gli insegnanti a intraprendere un secondo ricorso, noto come giudizio di ottemperanza, per far eseguire la sentenza.

In questi casi, un commissario ad acta viene nominato per sostituirsi all’amministrazione inadempiente e stabilisce un termine entro cui deve essere attuato il provvedimento. In caso di ulteriori inadempienze, l’amministrazione rischia di incorrere in responsabilità penali.

La priorità nel riconoscimento della carta docente

Secondo l’avvocato Miceli, il Ministero tende a dare priorità ai docenti che hanno presentato il giudizio di ottemperanza, garantendo loro il pagamento del bonus prima di coloro che non hanno intrapreso questa strada legale. Anche se tutte le sentenze devono essere eseguite, chi ha presentato il secondo ricorso ottiene un riconoscimento più rapido.

La sentenza della Corte di Cassazione ha aperto una strada fondamentale per i docenti precari, ma l’accesso alla carta docente resta complesso, richiedendo spesso ricorsi giurisdizionali per far valere i propri diritti.

Il riconoscimento del bonus di 500 euro per la formazione professionale rappresenta un passo avanti, ma l’amministrazione scolastica dovrà affrontare importanti decisioni per garantire l’equità nei confronti dei precari.

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