sabato, 5 Ottobre 2024
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Vietati gli scatti di anzianità ai precari: la questione passa alla Giustizia Europea

In Italia, i precari con contratti a termine non hanno diritto agli scatti di anzianità sullo stipendio, anche se hanno accumulato diversi anni di servizio.

In Italia, i docenti precari assunti con contratti a termine non hanno diritto agli scatti di anzianità sullo stipendio, anche se hanno accumulato diversi anni di servizio. A differenza dei docenti di ruolo, i precari vedono il proprio contratto iniziare a Settembre (nel migliore dei casi) e terminare a Giugno. L’anno successivo, per loro, ricomincia tutto da capo, come se non avessero mai prestato servizio per la stessa Amministrazione.

Questa condizione paradossale rappresenta di fatto una forte discriminazione retributiva tra lavoratori dello stesso comparto, quello dell’istruzione e della ricerca. Mentre i docenti di ruolo possono beneficiare di una progressione salariale legata all’anzianità di servizio, i docenti precari sono esclusi da questo beneficio, nonostante abbiano svolto lo stesso lavoro per anni.

La questione della discriminazione retributiva all’attenzione della Corte di Giustizia Europea

La Commissione Europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per la violazione delle normative comunitarie in materia di contratti a termine. L’Italia è accusata di abuso dei contratti a termine nel settore scolastico e di discriminazione retributiva nei confronti dei docenti precari.

Il mancato riconoscimento di una progressione salariale per i docenti a tempo determinato è una pratica contraria ai principi del diritto comunitario, che vieta ogni forma di discriminazione nei confronti dei lavoratori a termine.

Scatti di anzianità: come funziona la ricostruzione di carriera

Per gli insegnanti immessi in ruolo a partire dall’anno scolastico 2023/2024, sarà possibile ottenere il riconoscimento integrale del servizio pre-ruolo, sia dal punto di vista giuridico che economico. Questo rappresenta un miglioramento rispetto al passato, in cui solo i primi quattro anni di servizio venivano valutati ai fini della ricostruzione di carriera.

Con le nuove regole, verranno conteggiati tutti i periodi di insegnamento effettivamente prestati, senza dover raggiungere il minimo di 180 giorni di servizio o il servizio ininterrotto dal 1° febbraio fino al termine dell’anno scolastico. Solo dopo la conferma in ruolo, il docente potrà richiedere la ricostruzione della carriera, valorizzando i periodi di servizio svolti con contratti a termine.

Le dichiarazioni del Ministro Valditara

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato la decisione della Commissione Europea di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia, dichiarando:

“Prendo atto della decisione della Commissione Europea… Abbiamo già sottoposto la questione alla Commissione, richiedendo una revisione del sistema di reclutamento previsto dal PNRR. La riforma attuale crea un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tiene conto della crescita del precariato negli ultimi anni.”

La discriminazione nei confronti del precariato riguarda migliaia di docenti e ATA

Il caso italiano rappresenta una situazione complessa e delicata, che riguarda migliaia di docenti e ATA precari che ogni anno svolgono lo stesso lavoro dei colleghi di ruolo senza godere degli stessi diritti. La decisione della Corte di Giustizia Europea potrebbe rappresentare una svolta importante per garantire una maggiore parità di trattamento e diritti più equi per i lavoratori della scuola.

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