Il governo ha reintrodotto le dimissioni in bianco, una pratica che consente ai datori di lavoro di licenziare un dipendente mascherando il licenziamento come dimissioni volontarie. In passato, le leggi Fornero del 2012 e il Jobs Act del 2015 avevano imposto regole rigide per impedire questo abuso, ma il recente disegno di legge lavoro ha nuovamente facilitato i licenziamenti, puntando a contrastare i lavoratori accusati di cercare di farsi licenziare per ottenere la Naspi.
La nuova norma del ddl lavoro: ecco cosa cambia
Il disegno di legge lavoro (articolo 19 del ddl 1532-bis) introduce un comma che modifica l’articolo 26 del Jobs Act. La norma stabilisce che, se un lavoratore risulta assente ingiustificato per più di quindici giorni, il datore di lavoro può comunicarlo all’Ispettorato nazionale del lavoro.
A quel punto, l’assenza si considera automaticamente una dimissione volontaria. Non viene quindi considerata l’ipotesi che l’assenza possa dipendere dal datore, presupponendo che il lavoratore abbia deciso di abbandonare il posto di lavoro senza alcun bisogno di una sua esplicita manifestazione.
L’effetto sulle tutele per i lavoratori
Con questa modifica normativa, i lavoratori rischiano di subire conseguenze pesanti. Un lavoratore che, per esempio, non riceve lo stipendio o lavora in un ambiente pericoloso potrebbe essere costretto ad allontanarsi, e dopo 15 giorni si ritroverebbe considerato dimissionario senza alcuna tutela.
Mancuso, giuslavorista, evidenzia come prima delle riforma Fornero e Jobs Act, il lavoratore doveva dimostrare che il licenziamento era avvenuto oralmente, un compito spesso impossibile. Ora, con la nuova legge, l’onere della prova ricade nuovamente sul dipendente, che dovrà dimostrare di non aver potuto comunicare le motivazioni della sua assenza.
Un colpo alla Costituzione: chi difende i lavoratori?
Le opposizioni hanno cercato di ridurre i danni, riuscendo solo a estendere il periodo di assenza ingiustificata da 5 a 15 giorni. Tuttavia, la legge lascia ancora troppo potere al datore di lavoro. L’Ispettorato nazionale del lavoro può, ma non deve, verificare la veridicità della comunicazione del datore, una mancanza di garanzie che potrebbe aggravare la situazione per i lavoratori.
Il giuslavorista Bartolo Mancuso denuncia che questa legge scardina un principio costituzionale fondamentale, ovvero la tutela del lavoratore come parte debole nel rapporto di lavoro.
Dimissioni in bianco: un attacco ai diritti dei lavoratori
La nuova norma sui licenziamenti mascherati da dimissioni rappresenta un serio attacco alle tutele dei lavoratori, favorendo i datori di lavoro e minando un principio fondamentale sancito dalla Costituzione italiana. Il lavoro e i lavoratori vengono menzionati 28 volte nella Carta costituzionale, a dimostrazione della loro centralità.
Con questa riforma, il governo sembra invece volere proteggere le imprese, a scapito dei dipendenti, trasformando un licenziamento in dimissioni senza alcuna reale volontà espressa.
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