Condanna esemplare per un Prof universitario di Trento per la violazione del divieto di doppio incarico previsto per i dipendenti pubblici. I problemi per il professor Nicola Demetrio Luisi iniziarono nel gennaio 2018, quando il quotidiano La Repubblica pubblicò un articolo intitolato “Caccia ai docenti col doppio lavoro”. Questo articolo portò la Procura regionale della Corte dei Conti di Trento a richiedere all’Università di Trento una relazione sugli incarichi professionali extra istituzionali di tutti i docenti in servizio presso l’ateneo.
Doppio incarico Prof universitario: la condanna perchè mancava l’autorizzazione
Il professor Luisi, che insegnava Diritto romano e delle antichità presso la facoltà di Giurisprudenza, è stato condannato a restituire quasi mezzo milione di euro all’Università di Trento per aver svolto un secondo lavoro non autorizzato. Oltre all’insegnamento, Luisi ha lavorato come imprenditore e consulente legale, violando il divieto di doppio incarico previsto per i dipendenti pubblici.
La condanna, il ricorso e l’esito del processo di appello
Sebbene la Corte dei Conti in appello abbia parzialmente accolto il ricorso del docente, riducendo l’importo da versare di 103.369 euro, la somma finale che Luisi dovrà restituire rimane significativa: 446.057 euro. In primo grado, la cifra iniziale contestata dalla Procura era addirittura di 646mila euro.
Le accuse e le indagini della Guardia di Finanza al Prof universitario condannato
Il professor Luisi era stato nominato ricercatore a Trento nel 1994 e nel periodo tra gennaio 2010 e maggio 2019 aveva affiancato la docenza universitaria alla conduzione di una ditta individuale, senza mai informare l’ateneo. Tra le accuse figurava anche una condanna per peculato a 2 anni di reclusione, non comunicata all’Università. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno inoltre evidenziato una significativa attività libero-professionale in ambito giuridico.
La normativa e le responsabilità del docente
Il divieto di svolgere incarichi retribuiti senza autorizzazione è chiaro e riguarda tutti i dipendenti pubblici, come stabilito dalla legge. La sentenza ha sottolineato che è compito dell’Amministrazione verificare le cause di incompatibilità e, se necessario, avviare il procedimento di decadenza dall’impiego. Tuttavia, è emerso che il professor Luisi ha mantenuto il silenzio sulle sue attività esterne, non rispettando il dovere di informare correttamente l’ateneo.
Proscioglimento parziale, ma il risarcimento è ‘pesante’
Il docente è stato prosciolto dall’addebito risarcitorio di 103.369 euro relativo al differenziale retributivo tra il tempo pieno e il tempo definito, quest’ultimo compatibile con l’attività di avvocato. Secondo la Corte d’Appello, non è stato dimostrato che le sue attività extra abbiano influenzato negativamente la sua attività didattica o l’assistenza agli studenti.
In conclusione, nonostante il parziale proscioglimento, il professor Luisi dovrà restituire una somma significativa per aver svolto attività professionali non autorizzate durante il suo incarico universitario.
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