Stop ai cellulari in classe – “Non sono tranquillo,” afferma Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro, durante un’intervista a La Stampa riguardo al dilagante fenomeno dei baby influencer. Dopo aver partecipato a un’audizione in Senato sulla “tutela dei minori nella dimensione digitale”, Lancini ha evidenziato le difficoltà di inquadrare un tema così recente e dalle conseguenze imprevedibili nel lungo periodo.
Stop ai cellulari in classe, Matteo Lancini: ‘No alle riprese dei minori nelle scuole per la tutela dei minori’
Senza cadere in facili catastrofismi, Lancini punta il dito contro la responsabilità degli adulti. Durante la sua audizione in Senato, propone un divieto categorico: “Bisogna vietare fotografie e riprese ai minori da 0 a 13 anni nelle scuole, sia da parte dei genitori che degli insegnanti”. Questa presa di posizione forte si unisce alla proposta del ministro Valditara di vietare i cellulari a scuola. “Il problema è a monte,” spiega Lancini.
“Finché gli adulti non cambieranno atteggiamento, pubblicando sui social la pagella del figlio o il video del saggio di danza, certi fenomeni non si arresteranno.” Il nocciolo della questione risiede, secondo lo psicologo, nella “pornografizzazione” dell’infanzia e nella progressiva scomparsa del confine tra esperienza intima e pubblica. I baby influencer rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più ampio, che necessita di una regolamentazione chiara e definita.
L’esposizione mediatica precoce richiedono una regolamentazione chiara
Lancini si chiede che adulti diventeranno questi “enfant prodige” esposti fin da piccoli al giudizio del pubblico. “Difficile dirlo con certezza,” ammette, paragonando l’esposizione mediatica odierna a quella, artistico-sportiva, di qualche decennio fa. “Pensiamo allo Zecchino d’Oro o ai giovani atleti. Il successo precoce può avere effetti positivi sull’autostima, ma il rischio di delusione in caso di fallimento è altissimo.”
Lancini sottolinea anche l’aspetto economico: molti baby influencer guadagnano cifre considerevoli, spesso superiori a quelle dei genitori, creando uno squilibrio nel rapporto educativo. “La soluzione potrebbe essere il vincolo sui compensi, congelati fino alla maggiore età,” suggerisce.
La sfida principale è riportare gli adulti al centro del processo educativo per proteggere i bambini nel mondo digitale
La vera sfida, conclude lo psicologo, consiste nel riportare gli adulti al centro del processo educativo. “Se vogliamo tutelare i minori, dobbiamo cambiare il nostro approccio. Solo così potremo aiutarli a vivere serenamente la dimensione digitale, senza trasformarli in prodotti da spremere per il nostro bisogno di visibilità.”
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