Il TAR di Firenze ha recentemente emesso una sentenza che ha acceso un vivace dibattito pubblico. La decisione riguarda l’annullamento della sospensione di un quindicenne coinvolto in atti vandalici presso un istituto tecnico del capoluogo toscano.
Un caso controverso che fa tanto discutere: il Tar ‘riabilita’ un alunno dopo la sua sospensione per atti di vandalismo
I fatti – A febbraio, un gruppo di studenti ha orchestrato un’incursione notturna nell’istituto, provocando danni ingenti a aule, laboratori di cucina e sala, oltre a imbrattare locali e macchinari. Tra i partecipanti è stato identificato un ragazzo di 15 anni, inizialmente sospeso per 15 giorni, poi fino alla fine dell’anno scolastico.
La Sentenza del TAR e le motivazioni del provvedimento
Il 5 luglio, come riportato dal Corriere della Sera, il TAR ha accolto il ricorso dei genitori dello studente. I giudici hanno stabilito che la sospensione prolungata era sproporzionata rispetto agli atti contestati.
Il tribunale di Firenze ha evidenziato che le sanzioni devono essere commisurate alla gravità dei fatti; solo in caso di recidiva o pericolosità, una sospensione prolungata sarebbe giustificata. La motivazione fornita dalla scuola era troppo generica, non rispettando le garanzie difensive dello studente.
Pur riconoscendo la serietà degli atti vandalici, il TAR ha sottolineato che:
- Gravità Non Sufficiente: Gli atti compiuti non giustificano la severità della sanzione adottata.
- Protesta Non Violenta: Gli atti erano una forma di protesta non violenta, non violenza fisica.
Cosa succede ora?
La scuola ha rispettato la sentenza, annullando la sospensione. Tuttavia, non ha divulgato informazioni sull’esito scolastico dello studente per ragioni di privacy. Intanto, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha partecipato al giudizio, sta valutando un possibile appello al Consiglio di Stato.
Questa sentenza, che annulla di fatto la sospensione dello studente vandalo, ha sollevato un acceso dibattito. Tra chi ritiene giusta la proporzionalità della pena e chi invece vede nella decisione un pericoloso precedente, la discussione resta comunque aperta.
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