L’Italia detiene il record negativo per quanto riguarda il confronto con la media degli stipendi degli insegnanti europei. La scuola italiana rappresenta certamente la cenerentola rispetto agli altri stati d’Europa, e tra gli insegnanti più penalizzati troviamo i maestri.
11.000 euro di gap tra gli stipendi dei docenti italiani e quelli degli altri Paesi europei
Ad essere più svantaggiati dal punto di vista economico sono gli insegnanti della Primaria. Questi ultimi, infatti, rispetto ai colleghi europei, dopo dieci anni di insegnamento percepiscono in media un imponibile annuo complessivo pari a 8.000 euro in meno rispetto ai colleghi comunitari. Dopo quindici anni di insegnamento, il divario aumenta progressivamente fino a raddoppiare.
A fine carriera poi il divario raggiunge valori notevoli in quasi tutti gli altri ordini scolastici. Si è calcolato che complessivamente, il gap con la media dei compensi annui dei colleghi europei si attesta alla sbalorditiva cifra di -11.000 euro. I maestri della scuola dell’Infanzia e Primaria occupano il primo posto di questa graduatoria negativa.
In Italia tempi lunghi per gli scatti stipendiali
Le statistiche mettono in luce altri aspetti deprecabili, come per esempio la lentezza degli scatti stipendiali rispetto a quelli di altri lavoratori europei del comparto istruzione. Nello specifico, In Italia occorrono circa 35 anni di carriera per percepire il massimo aumento stipendiale. Anche per quanto concerne l’importo medio dello stipendio iniziale il divario è a dir poco sconcertante: in Germania, per esempio, l’emolumento iniziale di un nuovo docente è doppio rispetto a quello dei colleghi italiani.
In Europa carriera dei docenti più selettiva: gli stipendi più alti sono percepiti dai meritevoli
Un altro aspetto positivo da prendere in considerazione nel confronto in oggetto è rappresentato dalla selettività dei percorsi di crescita degli stipendi nelle altre nazioni europee. In effetti, in questi paesi esistono già nei primi 15 anni di carriera incrementi stipendiali pari al 76%. Il dato meno favorevole consiste nel fatto che non tutti i docenti riescono a raggiungere questi numeri, o meglio solo alcuni docenti (quelli più meritevoli) riescono ad ottenere gli incrementi prima descritti, indipendentemente dall’anzianità di servizio posseduta.
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